domenica 6 dicembre 2009

Quando c'era il sole

Di questi tempi
Arrivavo trafelata con la sciarpa che si incastrava nel manubrio e il cestino arruginito e cigolante ch mi sballonzolava sul davanti. Spesso frenavo all'ultimo, scansando d striscio gli ultimi coreani che correvano verso l'ingresso, poi parcheggiavo e mi aggiungevo anche io al mucchio delle sagome in attesa dell'ascensore. Ottavo piano di un palazzo enorme.
Ma era all'uscita, coi crampi allo stomaco per la fame, che il cielo sembrava aprisi in uno squarcio divno e il gelo ti pungeva la faccia.
Puntualmente il numero di bici parcheggiate era decuplicato e non trovavo mai il mio povero scassone.

sabato 28 novembre 2009

Le due Cine, le tre Cine, le mille e una Cina

Ultimamente se ne parla molto.

E per ultimamente non intendo questi ultimo cinque o sei anni (tutti hanno testimonianza dell'accrescersi esponeziale delle testimonianze, dei pareri sulla Cina, delle opinioni a riguardo della crisi e del futuro che ci attende), per ultimamente intendo questi ultimi venti anni.

Anche prima del grande boom, in Cina, come sempre, i dibattiti erano aspri e accesi, ma questo non è poi così importante perchè in Cina i dibattiti su qualsiasi cosa sono sempre stati aspri e accesi.

Più che altro è importante come all'Estero la visione della Cina sia cambiata in maniera così repentina e così singhiozzante da rimanerne stupiti.

Gli economisti la studiano da più di un secolo, ne hanno seguito evoluzioni e involuzioni, ma solo ultimamente, ovvero negli ultimi trent'anni, (e soprattutto in seguito all "incidente"di piazza Tiananmen) la curiosità verso questo paese così strano, lontano e contraddittorio, ha iniziato a divorare anche il più indifferente.

I sinologi, dall'alto della loro cultura millenaria, marcopoliana, matteoriccesca, si crogiolano e si beano nella diffusione del Verbo cinese, mentre infami insulsi falsari della comunicazione pullulano in televisione e diffondono la disinformazione, la calunnia, il vuoto.

Più che sostenere o no la Cina nelle sue azioni, trovo particolarmente interessante semplicemente seguire la Cina e le sue motivazioni.

Ultimamente, e per ultimamente stavolta intendo in questi ultimi mesi, leggendola in chiave storico-economica, molte cose mi sembrano più chiare e mi rendo conto di star sviluppando forse una doppia morale.

Osservando la bella Bjork cantare contro l'invasione del Tibet, mi incanto a riflettere sulla totale giustezza del punto di vista dell'innocente occidentale, libero da ogni peso storico, che giudica dall'alto un'azione chiaramente aberrante: i Cinesi che uccidono i tibetani, impediscono loro la salvaguardia della propria cultura, li fanno vivere in un clima di terrore, tipico, in un certo senso, di dittatura comunista (che noi detestiamo e, traumatizzati, ne proviamo inconscio terrore).

Non mi voglio inerpicare in un discorso più complesso di me, nonostante in parte lo abbia già fatto, ma spesso si dimenticano tutta una serie di fattori storici e culturali che hanno sempre ricondotto il Tibet alla Cina, ed altri fattori geopolitici che vorrebbero ricondurre il Tibet all'India che a sua volta è riconducibile agli Stati Uniti. Sto dicendo troppe cose, in maniera troppo confusa? Sto ponendo un quesito, seminando qualche ipotesi, probabilmente soltanto per guardare un'altra faccia di una medaglia che troppo spesso ignoriamo. O per dare alla situazione perlomeno il beneficio del dubbio.

Come per esempio il fatto che la Cina fino ad appunto trentanni fa sprofondava nella più tremena povertà, veniva, un secolo fa, schiacciata, sfruttata e stuprata in ogni suo porto, in ogni sua costa, proprio da noi, che dal Settecento gioviamo di industrie e sfruttamento della nostra stessa forza lavoro ( e quando abbiamo potuto anche della schiavitù).

Ora che la Cina ha deciso, con la sua abilità di pianificazione, di fare la stessa cosa (compresa la schiavitù?) ecco che ci alziamo a giudici, a filosofi, a profeti di un nuovo mondo, ovviamente sempre dall'alto della nostra superiorità economica- che durerà poco-o presi della pura di perderla?

E qui mi devo fermare per non sforare troppo dalla tematica originaria e soprattutto perchè non sarà un post ad esaurire le molteplici sfumature di una tematica ben più complessa della provocazione che ho proposto. Per una visione più approfondita mi ripropongo di scrivere un articolo o un saggio.

Nel frattempo la questione che mi premeva originariamente era quella di una Cina che cambia, a seconda dell'occhio di chi guarda, in maniera caleidoscopica.
In linea di massima, all'interno di una visione ampia della situazione sociale in Cina, ho riscontrato tre grandi contraddizioni.

La prima contraddizione nasce dall'interno. Come la Cina concepiva se stessa quando si trattava di un potere di tipo Imperiale, come, all'epoca e per secoli, l'idea che il popolo fosse così distante dall'elite intelletuale e burocratica, così povero, così solo, non rappresentasse assolutamente un problema e come questo fenomeno, tipico di una società arretrata, sia diventato un male soltanto con l'avvento dell'ideale comunista.

La seconda contraddizione nasce in seno al comunismo stesso, nel tentativo di Mao di cancellare l'elite, per cancellare le differenze sociali, e creare un costante ricambio di cervelli, un dilagare di ignorante forza lavoro, che però è sfociata in incapacità, caos, terrore. Se Mao aveva capito qualcosa, e di cose ne aveva capite tante, non aveva però trovato il modo di risolvere il problema: mobilitando le masse, nella maniera sbagliata, aveva dato loro il potere di sfogare millenni di repressione l'uno contro l'altro.

La terza contraddizione nasce nella Cina contemporanea ed è quella di cui parlano tutti: le grandi cità ricchissime, futuristiche, troppo avanti, e le campagne private di ogni appoggio o diritto o garanzia, che pure un governo comunista dovrebbe garantire.

(continua quando mia madre smetterà di rompere i coglioni....si può vivere così? l'estro soffocato)

venerdì 20 novembre 2009

Piazza Tiananmen

Mi sembra di vederla, o forse la vedo veramente, attraverso i libri, i saggi, gli articoli e gli occhi indagatori delle mie professoresse e delle loro assistenti. Ne parlano e ci raccontano di stragi, repressione e regime.
Federico Rampini ne parla nel suo libro, L'Ombra di Mao, in cui vi sono interviste a chi Tiananmen, qul gigno dellì89, l'ha vissuta. E poi un documentario interessante, toccante(http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/tankman/view/ , che vale la pena di vedere anche solo perchè noi possiamo farlo.
E c'è poi anche la mia esperienza personale, delle domande a cui i ragazzi cinesi non sapevano o non potevano rispondere.
Immagino piazza Tiananmen gremita di giovani e meno giovani,milioni, a dormire per terra, nelle tende, per mesi. Come anche noi eravamo negli anni settanta, sensibilizzati da qualcosa che ci faceva così male.
A loro faceva male e avevano voglia di uscirne.
E giù con tutte le teorie, su cosa loro volessero o non volessero davvero, su chi li appoggiasse, sul perchè del fallimento. Ma queste sono cose per addetti ai lavori, l'impressione per il profano è quella di una piazza grigia, pesante di palazzi pesanti, di bandiere rosse troppo in alto, piena di vita, brulicante di aspettative.
L'impressione è legata ad un immaginario lontano, troppo perchè la vera piazza non è più così, la vera piazza conserva la sua dignità di regime e mi sembra di vederla, adesso, spazzata da un vento freddo e secco, che ha allontanato le nuvole. I palazzi grigi illuminati, una lunga fila per il mausoleo di Mao, una piccola folla davanti alla bandiera e il solito andirivieni di vecchietti dalla Città Proibita. La piazza che ho conosciuto io, in cui ho vissuto assolati pomeriggi, gelide mattine, desolate notti, è una piazza silenziosa.
Mi dicono che perfino a capodanno non c'era nessuno. La festa era altrove, nelle case, nelle piccole vie, negli hutong. Oppure, al contrario, davanti ai bei teatri, nei ristoranti, nei pub, tra i grattacieli e i locali degni di Manhattan..la vita è altrove, mentre Tiananmen rimane bloccata in un cerchio di militari sempre in marcia.

sabato 26 settembre 2009

I fantasmi

Possiamo dirci quello che vogliamo, ripetercelo fino alla nausea. Io ho messo su peso, tu ne hai perso. Stiamo bene, siamo sane, non dobbiamo più combattere contro qualcuno che vuole, decisamente, ucciderci. Non dobbiamo guardarci in continuazione allo specchio e chiederci chi siamo, se stiamo facendo bene, se abbiamo fatto bene. Non abbiamo motivi per piangere, sentirci
soli, voler scappare.
E quando ci incontriamo ci troviamo sane, serene, completamente diverse.
Ma certi fantasmi non li uccidi, semplicemente li chiudi nelle scatole.

venerdì 18 settembre 2009

Primi spostamenti: Tianjin

Sotto Natale fui invitata dalla mia cara amica Giovanna in quel di Tianjin. Per chi non lo sapesse Tianjin viene anche chiamata Porto di Pechino, ma non solo è distante da Pechino più o meno quanto Napoli da Roma, è inoltre distante anche dal mare.

Tianjin è anche considerata dai pechinesi un pò provinciale, poco metropolitana. Eppure è una città di circa 9 milioni di abitanti, terza per popolazione in Cina, e a vederla con tutti i grattacieli e le superstrade, non è che sembri proprio un villaggetto.

Ma in Cina funziona così, e Tianjin, per un motivo o per un altro (motivi storici, artistici e culturali in primo luogo) non è Pechino. Per cui la gita da Pechino a Tianjin risulta, a dirsi, una gita fuoriporta alla cittadina confinante, una gita da fare in giornata, grazie alla linea ferroviaria ultraveloce che collega le due città in mezzora, una gita che se non è per affari è per andare a trovare amici o per mangiare i famosi baozi che li fanno bene solo a Tianjin o comunque per vedere com'è fatta questa Tianjin, che in fondo, bene o male, è solo a mezzora da Pechino.

Viceversa i Tianjinesi se proprio hanno un pò di tempo da spendere se ne vanno nella capitale, luogo di perdizione e di rinomata bellezza. Per fare qualche foto ai posti delle cartoline delle Olimpiadi, o a Mao, o a qualsiasi altra cosa famosa.

Insomma io me ne andavo a Tianjin per amicizia, ma ci sarei andata comunque.

Ero ospitata nella stanza di Giovanna e il ragazzo, quindi in tre in una stanza (ancora mi dispiaccio per il disturbo ma loro non sembravano disturbati) in un quartiere di Tianjin piuttosto caratteristico, dall'atmosfera quasi condominiale, con tanto di vecchietti organizzati per la domenica con revival dell'Opera di Pechino.

Ma il punto non fu tanto l'esserci, quanto l'arrivarci.

Prima di tutto la stazione da cui partiva il treno super veloce era la stazione Pechino Sud, e io non ci ero mai stata. Ero stata alla Est, alla Nord, ma sulla sud pareva aleggiare un mistero, strane leggende e mitologie la circondavano.

Dato che di indicazioni, su internet, se ne trovavano poche, chiesi alla mia professoressa cinese di pechino come arrivare sul posto, ovviamente spiegandole dove fossi diretta.

lei rimase perplessa.

La stazione sud pareva fosse la più inutile della città, una stazione di clochard, di senza speranza, con circa due o tre partenze al giorno, per quanto ne sapeva lei la situazione era ancora così.

ma no ma guardi che da lì parte il superveloce per Tianjin.

Al che lei, umile,si giustificò dicendo che avrebbe chiesto alla figlia, che queste cose le sa.

Entrò un'altra professoressa, sulla trentina, e si misero a discutere in pechinese stretto su cosa, dove e come fosse la stazione sud. Ecco alfine un'altra opinione: io sapevo che c'erano i lavori in corso, anche adesso. E' la stazione più recente, più nuova.

Ma c'è o no? e come ci si arriva?

le donne scuotevano la testa, dispiaciute. La professoressa mi chiese il numero di cellulare e mi promise di chiamarmi nel pomeriggio.

Mi chiamò invece a ora di pranzo, mentre ero ancora col boccone in bocca, (maledetta dedizione cinese) e mi spiegò con precisione quali bus prendere, bus che mi avrebbero portato fino a un certo punto, e poi avrei dovuto per forza chiamare un taxi

- è una zona in costruzione, la circolazione pubblica non è efficiente-

infine, carinamente,mi rassicurò dicendomi che ce l'avrei fatta, che il mio cinese era assolutamente sufficiente a muovermi.

(questa dopo Xian e Luoyang, chiariamoci, non era la mia maggiore preoccupazione)

l'ingenuità e la perizia della donna nelle indicazioni mi commossero, tanto quanto la generale ignoranza mi sorprese. possibile che nessuno andasse a Tianjin?
L'avrei presto scoperto.
Seguii le indicazioni alla lettera e alla fine mi ritrovai nella stazione dei treni più futuristica bella e pulita che avessi mai visto (e sono stata in Germania). Sembrava di stare in paradiso.
Mi avvicino ad uno sportello-biglietteria, dopo aver aspettato neanche un minuto, data l'efficienza e la quantità degli sportelli e compro (non senza difficoltà linguistiche, ma mea culpa, il mio cinese non era sufficiente a non bloccare una fila alla biglietteria dei treni...e in realtà probabilmente non lo sarebbe mai stato..)il fatidico biglietto superveloce.
Mentre arrivo al binario sulle scale mobili, ripercorro la storia della stazione grazie alle gigantografie dell foto dei tempi di una volta. Anni 60, 70, 80...fino ad oggi. La stazione piena di barboni e terra di allora si era trasformata, come di dovere, nel cigno che stavo vedendo.
Salii sul treno dove mi accolsero hostess d'aereo che mi fornirono anche acqua e giornale.
Chiusi gli occhi ed ero già a Tianjin.

mercoledì 16 settembre 2009

La bicicletta

Probabilmente la mia libertà è legata a una bicicletta.



Estate 2004

mi sentivo così libera con l'aria fredda della notte che mi soffiava tra i capelli, e non si vedeva nulla. Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha.

Urlavamo verso il molo e le stelle.Mi sentivo libera, certo, col vuoto davanti, per nulla spaventata. Finito il liceo, non avevo nemmeno la più pallida idea di cosa avrei fatto e sapevo che sarebbe stata la mia ultima estate senza un briciolo di responsabilità.

Probabilmente ero più incosciente per altro.



Primavera 2009

sulla mia bici scassata, che nessuno ha mai considerato decente tranne me. Era più che decente.

Mi aspettava fuori la scuola, il dormitorio, la metro, casa di Tirza, il McDonalds, fuori il supermarket, la biglietteria, gli hotel. C'era sempre prima e dopo ogni cosa.

Ma soprattutto c'era la mattina alle 5, quando mi ritiravo a casa dopo una notte un pò troppo lunga, distrutta, sperando solo che la strada sotto di me fosse veloce, che durasse niente
non c'era nessuno.

tranne gli operai coi caschi gialli che andavano a lavoro cantando vecchie canzoni, gli uccelli e i vari gatti, nel campus. E fuori solo taxi e carretti stracarichi di roba.

Il ponte e poi il palazzo, mi trascinavo la bici per la rampa di accesso, fin dentro l'ascensore. Non sapevo se al custode dovevo dire buongiorno o buonanotte, solitamente gli sorridevo e lui mi sorrideva in risposta.

Infine a casa, nel letto. Poi il buio.
Libertà, stanchezza e una bicicletta.

mercoledì 9 settembre 2009

La telefonia mobile

Quando arrivi a Pechino necessiti di una scheda cinese. Il cellulare italiano non è affidabile, risulta parecchio costoso, per la comunicazione estera, ed è assolutamente inutile per la comunicazione interna.
Se non hai un numero di cellulare sei completamente isolato, praticamente un signor nessuno. Te lo chiedono perfino in banca, alle poste, quando rinnovi i visto: devi essere ritracciabile, sempre.
Ovviamente questo vale anche per l'Europa, o gli Stati Uniti, ma a Pechino i risvolti sono inimmaginabili.
Per esempio capita spessissimo di ricevee telefonate da numeri sconosciuti.
Magari all'inizio, ingenuamente, ti trovi a rispondere perchè credi (o speri) che siano amici, o amici di amici, o quel tizio che ti cercava per un lavoro o addirittura il Governo Cinese ch ha trovato delle irregolarità nel tuo modo di camminare per strada . Ti precipiti fuori dalla classe, col rischio che gli altri pensino che tu abbia un attacco di cacarella, cosa per cui tutti hanno, comunque, il massimo rispetto.
Ma non è quasi mai un tuo amico, o qualcuno che cerca proprio te.
Di solito attacca una voce che ti apostrofa ovviamente in cinese e cerca di venderti questo o quello.
Ovviamente tu attacchi, ma nel frattempo hai speso il resto dei soldi che ti rimanevano nella scheda.
Perchè sì, uno svantaggio della telefonia mobile cinese è che paghi anche se ricevi.
Non solo, se non hai soldi e magari (come quasi sempre accade) non te ne sei accorto, rimani isolato, irragiungibile, fino a che ti balena l'idea che forse non hai più soldi sul cel e allora provi ad effettuare una chiamata, così, per assicurartene, e la signorina cinese ti ribadisce il tuo fallimento economico.
Il bello è che questo esaurirsi della ricarica accade quasi sempre di notte così che al risveglio, preso dalle varie cose, nemmeno te ne puoi accorgere. E' di notte che gli operatori cinesi agiscono, così da prenderti ancora più alla sprovvista, da renderti ancora più inerme quando durante il corso vuoi inviare un sms ad un'amica, per organizzarti per il pranzo, a mensa o dal giapponese perchè ti sei svegliata con voglia matta di sushi, ma non puoi inviare un bel niente. e all'uscita ti ritrovi famelica e sola e speri di incontrare qualche faccia conosciuta così da non dover affrontare il pranzo in solitudine.
Questo puo' sembrare poco importante e in effetti lo è, dato che si incontra sempre qualcuno, ovunque tu vada, alla Yuyan. E allora invece parliamo di cose serie, di quando aspetti quella telefonata dal padrone di casa, perchè ti è saltata la corrente e in frigo la roba ha già organizzato un referendum per la tua eliminazione. O quando aspetti notizie dalla coinquilina, riguardo la bolletta pagata o no. ma nulla, il telefono tace e non c'è possibilità di resuscitarlo.
Bisogna aspettare il pomeriggio, quando ti recherai in uno spaccio, o da quei venditori per strada, o dall'edicola che espone l'apposito cartoncino scritto a mano:ricariche.

Non è di certo finita qui.
Provate a immaginare come si ricarica un cellulare in italia. Compri la scheda, chiami il numero, segui le istruzioni. Niente di più semplice. O forse no?
ecco, in Cina è più o meno uguale.
Quando hai trovato il luogo adatto devi relazionarti con l'edicolante, il tizio dello spaccio o il venditore ambulante per strada: vorrei una ricarica da 30 yuan.
Lui ti chiede il gestore. All'inizio non capisci, gli ripeti il quantitativo. Lui ti chiede se sei CHINA MOBILE e tu, illuminato, rispondi sì. A quel punto ti consegna la scheda.
Dopo un anno oramai era automatico, domanda risposta, domanda risposta, ma non ho mai conosciuto qualcuno che non fosse china mobile. Probabilmente non esiste altro gestore, e la domanda è una domanda in codice, una specie di porta d'accesso a un mondo sconosciuto di cui fai parte o no.Noi non facevamo parte del mondo segreto, eravamo luridi chinamobilisti, quelli della compagnia più nota, più diffusa, più semplice. Non sapremo mai cosa c'era sull'altra sponda.

Una volta ottenuta la scheda i più impavidi si arrischiano a grattare la linea argentata e a chiamare il numero gratuito.
Solo che c'è gente che dopo un anno ancora se lo fa fare dall'edicolante, dal tizio dello spaccio, dal venditore ambulante per strada: gli affidi il telefono come se fosse un bambino in fin di vita, e l'edicolante Padre Pio a imporre le sue mani sul caso terminale.
Non tutti riescono a reggere il panico da scelta, il dubbio che ti prende le viscere quando la voce in cinese ti SEMBRA abbia detto premi 1 per inglese, premi 2 per cinese.
Tu speri, la prima volta, che l'inglese ti risulti più comprensibile. Ma è solo un inganno, uno specchietto per le allodole e infine non hai alcuna idea di cosa la signorina abbia detto.
attacchi il telefono prima di fare un errore imperdonabile.
Richiami, rifugiato nel punto più remoto della casa, così da essere avvolto nel completo silenzio. Questa volta ti sembra di aver capito qualcosa, ma qualcosa senza alcun senso. Ti sembra ch ti chieda se vuoi ricaricare con xy oppure hai il servizio wz. Ti chiedi a che gruppo appartieni, da che parte stai, come la china mobile potrebbe catalogarti. Tu credi di essere un xy, premi il tasto apposito: ma ti dice che devi inserire un codice. provi a inserire il tuo numero, ma non è. Provi a inserire il numero che hai grattato fuori dalla scheda, ma non è. Cerchi di ricordare quando sarà l'Apocalisse per Nostradamus, ma non è nemmeno quello.
A questo punto ti conviene ammettere che sei un wz.
Dopo qualche mese di sbagli e di incertezze, finalmente capisci che non è questione di comprendere o no il messaggio registrato, devi semplicemente premere 2,2 , inserire il numero da ricaricare e infine il numero della scheda.
non per vantarmi ma io ero una dei pochi che se la faceva da sola, la ricarica, e non so se per fortuna o per estrema concentrazione, non ho mai sbagliato.
Di conseguenza, non ho ma ricaricato accidentalmente un numero sconosciuto sbagliando a digitare, nè però ho mai ricevuto una ricarica fortunata da parte di un distratto ricaricatore.
Cosa che è successa alla mia amica Paola che si è ritrovata con 50 yuan di ricarica, e un'improvvisa fede in Buddha.

giovedì 3 settembre 2009

Auguri

Ieri è stato l'anniversario del mio sbarco a Pechino. E' passato un anno.
A volte ho dei flashback improvvisi e ci rimango malissimo a tornare coi piedi per terra. Perchè?
In ogni caso tanti auguri a chi sbarcò con me, a chi ha affrontato sei mesi, o un anno, in terra lontana.
Spero che un giorno ci rivedremo, di nuovo lì. Che se no non è la stessa cosa.

martedì 11 agosto 2009

noi, i reduci ridicoli

Il giorno prima di partire sono andata a trovare gli ultimi rimasti per i saluti. Non c'era solo Daniel,sono stata piuttosto imprecisanel post precedente , c'erano anche un nugolo di ragazze, conoscenti più o meno intime, che sarebbero partite poco dopo di noi e con cui avevamo condiviso gioie ma soprattutto fastidi.
In particolare un gruppetto di tre ragazze che, arrivate tre mesi prima della fine, fresche e pimpanti, con la loro allegria, leggerezza e voglia di fare avevano sconvolto il nostro stanco e sfibrato gruppo di giovani vecchi. Nel bene e nel male.
Queste tre le chiameremo amichevolmente M, F e C.
Delle tre io, personalmente, conoscevo un pò meglio solo M, per vie più o meno indirette. Ci eravamo trovate per caso a parlare di letteratura ed è stato come riscoprire qualcosa che avevo buttato in uno sgabuzzino, troppo impegnata a tagliare liane con il mio machete e ad affrontare orribili mostri dagli occhi a mandorla.
Insomma, si è parlato un pò di quello di cui mi è sempre piaciuto parlare, e la cosa mi ha fatto piacere particolarmente M, che prima di allora era soltanto una dei milioni di figuranti della commedia pechinese.
in breve, le avevo affidato un compito importante e dovevo consegnarle delle carte. Ovviamente, dovevo anche salutare le tre ragazze, erano sempre state molto gentili ed affettuose, perfino con me.
Ma quello che volevo dire era che ci trovavamo a tavola e loro come sempre ribadivano con gli occhi e con la pelle quanto quei tre mesi non fossero bastati per viversi tutto come avrebbero voluto, e quanti viaggi avrebbero ancora fatto, per la Cina, se fossero potute rimanere. Io le guardavo materna.
Appena tornata da un viaggio sfibrante e magnifico nel sud, che mi aveva fatto scoprire( o riscoprire) una cina che pechino e le sue vicissitudini mi avevano fatto dimenticare anche solo di aver mai immaginato. Ero sull'orlo della fuga, avevo impacchettato tutto, detto addio a tutti, e a quelli che invece avevo lasciato dietro in Italia avevo promesso un ritorno atteso, pieno di affetto e calore. Avevo bisogno di tutto questo, era la mia pelle, brutta e cattiva, ad urlarlo.
Ma comunque le guardavo pensando che ero stata anche io così, dopo tre mesi. ed avevo anche passato i sei mesi, allo scadere del quali tre quarti della compagnia era tornata a casa e io e manuela invece avremmo affrontato altri lunghi mesi grigi. e non ci sopportavamo nemmeno.
dopo sei mesi torni a casa e ti penti di essere stata solo sei mesi.
dopo un anno ti senti come un reduce. un reduce ridicolo che sa che d'inverno ci si cura col miele e con quelle palle d'erba e quegli sciroppi amari. E sa che l'autunno è la stagione migliore, che la primavera dura poco ed è piena di simpatici pulviscoli saltellanti. Il reduce aspetta l'estate perchè vuole il sole, ma il sole non lo vedrà mai.
Chi ha letto questo blog sa più o meno cosa può succedere durante un anno, ma ovviamente non è solo questo. Mi viene da pensare alla voce con cui ho spiegato alle ragazze come ognuno di noi, da febbraio in poi, si sia beccato almeno una malattia d'ospedale. Per non parlare di infezioni, piccoli fastidi.
cose che ti fanno tornare almeno tre chili più pesante (come quasi tutti) o scheletrico (come me) e che ti fanno sentire come uno che è passato attraverso qualcosa di grande e crudele e che ne è uscito quasi indenne.
Ci penso quando risento qualcuno di quelli che come me è rimasto un anno. sono tutti felici di mangiare, bere, vivere e respirare. felici fino all'eccesso. per poi essere tristi, anche lì in maniera improvvisa, squarciante, come se mancasse un pezzo.
che sia la libertà o la forza dell'anticorpo che combatte il male e combattendolo si rafforza.

venerdì 31 luglio 2009

gente assurda

Mi si chiede se mi manca la Cina. No, non mi manca. Ancora.

Qui è estate, il cielo è aperto, la sera l'aria è fresca e invitante. Gli odori, specialmente nei posti un pò
fuorimano
sono attraenti, interessanti, naturali.
Gli ultimi giorni l'aria di Pechino era satura, inquinata. Come sempre, sia chiaro.
solo che ero stata nello Hunan con mio padre, in mezzo alla foresta, e poi sul fiume, e non ci sarei proprio voluta tornare nella grande metropoli.
Quando ci sono tornata mi sono accorta che sì, certo, mi ero affezionata. Un anno di avventure, emozioni(!!!), vai e vieni, problemi, crescita. E aggiungeteci pure un'altra sfilza di sostantivi pertinenti, a me non va.
Un anno, ok. Un anno del tipo che alla fine, quando arrivi in Italia, dopo aver versato le due lacrimucce alla vista del vesuvio (e ok, questo vale solo per me, credo), ti chiedi: cosa è successo?
mi sembra di essere stata catapultata qui e alle domande postemi, non so rispondere.
So solo che gli ultimi giorni Pechino era ricoperta di grigio e non c'era nessuno. o quasi.
Manuela ed io non sapevamo bene che farcene di quel pugno di ore, da organizzare e impacchettare nella maniera più ordinata possibile. alla fine non ce ne siamo fatte nulla.
Il campus era vuoto, la mensa praticamente deserta.
Il dormitorio si era riempito di americani, nessun italiano ad invadere il solito bar. I camerieri tristi, privi di italiani caciaroni, già speravano nel settembre salvifico, che avrebbe riportato il gruppo di italiani, un gruppo tutto nuovo, fiducioso e titubante.
Non eravamo le uniche reduci, c'era anche Daniel, il cantante-bassista-autore del famoso gruppo Happy go Shop. Il nostro gruppo, in realtà. nemmeno poi così famoso.
Daniel che da ragazzo timido in sovrappeso, dopo un anno era diventato un ragazzo timido, in sovrappeso e ottimista. Siamo andati, l'ultima sera, a mangiare al giapponese all u can eat e dopo aver mangiato come porci siamo andati a farci un mohito.
dopo un paio di mohito(s), una freccetta rotta (meno male che non c'erano telecamere..), due partite a biliardino (meno male che quella pallina non mi ha preso,ci avrei rimesso un occhio), è iniziato lo spettacolo di baristi acrobati. fuoco, scintille, salti mortali di bottiglie piene d'alcol.
finale poco folkloristico ma assai impressionante.

martedì 23 giugno 2009

la mia vita si divide allegramente tra casa, scuola, ristoranti e spaccio.
Oggi la tipa dello spaccio mi ha fatta innervosire pi˘ del solito, ma ho glissato elegantemente.
c'Ë una nebbia che non si vede a un palmo dal naso, direbbero gli antichi e io volevo solo comprare una bottiglia
d'acqua.
Lo spaccio era vuoto ed io avevo la mia bottiglia in braccio. piu che una bottiglia Ë una tanica, comunque.
non c'era un'anima viva a parte due ragazzi, uno cinese e uno uzbeko (ormai ho il radar per gli uzbeki..sar‡ che vivo
con un fantasma uzbeko), alle prese con numeri di telefono e grasse risate, e poi la solita cassiera stronza.
mentre arrivo alla cassa, sopraggiunge un bel coreano che ruba l'attenzione dell'orrido mostro dal ghigno malefico,
che improvvisamente diventa una malleabile e amabile pulzella pronta a offrire il suo aiuto. il giovane
le chiede di aiutarla con il suo telefono perchË ancora non sa come farsi la ricarica.
ricordo ancora la prima volta che mi recai a comprare una ricarica.
le chiesi di darmene una e lei per poco non me la buttÚ in faccia. poi le chiesi se sapeva il numero che dovevo chiamare,
con un grugnito mi rispose che dovevo dirle il mio gestore di telefonia. all'epoca non sapevo nemmeno
ripetere il mio nome ad alta voce. le feci vedere il mio numero, ma non le bastÚ, mi cacciÚ in malo modo.
vederla cosÏ gentile e disponibile con quel ragazzo, mi ha ricordato di quando fece pagare le birre 2.50 kuai a Ian e Jass,
mentre a Manuela e Martina le aveva fatte pagare 6. Non ci potevo credere, all'epoca.
ma c'era una spiegazione: le birre da 2.50 kuai sono false, sono quelle riempite nuovamente, quelle riciclate.
da qualche parte ci sar‡ una sorgente di birra, la immagino sgorgare dal sottosuolo, e deve essere dannatamente nociva.
In ogni caso
io dovevo pagare la mia acqua, questione di due secondi, lo spaccio era vuoto
ma lei no, mi aveva visto, mi aveva lanciato un'occhiata mortale e mi stava deliberatamente ignorando.
Io ho conservato la classe che mi contraddistingue e sono andata a posare l'acqua. era una sfida. il ragazzo dello spaccio
Ë improvvisamente comparso da dietro una scaffaltura, si Ë scusato e mi ha fatto pagare.
uscendo le ho lanciato un occhiata mortale, lei era ancora alle prese con la ricarica.
alla prossima.

mercoledì 17 giugno 2009

altro post frega-censura

Mangiavo una banana.
Ho scoperto che hanno chiuso il fruttivendolo dove per un anno ho comprato pomodori, melanzane, zucchine e uova.
quello con il pezzo di carne schiaffato sul tavolo, per intenderci.
Era costoso, era ladro, ma era umido e mi ci ero affezionata.
Ecco che Ë sparito e sono costretta, per comprare un paio di pomodori, a recarmi allo spaccio, che Ë un posto che detesto.
non solo perchË Ë veramente costoso, ma soprattutto perchË la cassiera, che noi amichevolmente chiamiamo "la stronza",
Ë una ragazza davvero poco simpatica. Non ho nulla da ridire sulla sua permanente, che per carit‡, ma ho davvero da dire
sulla sua espressione costantemente infastidita e sul suo sarcasmo mal riuscito.
Potrei narrare pi˘ di un episodio in cui l'avrei volentieri strozzata col filo del telefono a cui Ë perennemente attaccata,
ma sfortunatamente per il vicinato non mi sono presa la responsabilit‡ della sua morte.
Una cosa che devo fare prima di andarmene: dire alla stronza che Ë una stronza.
In ogni caso mangiavo una banana, quando vidi i due merli, nelle loro gabbie, fissarmi.
Mi sono avvicinata e loro mi seguivano con lo sguardo. chi aveva appeso lì quei due merli? uno dei due mi gracchiò,
per darmi il benvenuto. o per cacciarmi.
ma io ero davvero incuriosita, per cui credo di essere rimasta lì una decina di minuti a fare versi.
poi ho provato a dare a ciascuno un pezzo di banana, ma quei due uccelli erano particolarmente stupidi,
se la sono fatti cadere dal becco e ho dovuto aiutarli a recuperarli almeno tre volte, poi mi sono stancata.
e che diamine. stupidi uccelli.
In ogni caso se c'è una cosa che mi è mancata è il contatto con gli animali.
a questo proposito ricordo un bellissimo incontro di qualche giorno fa, col gatto del parco.
giravo senza meta, indossavo il mio ormai famoso cappello alla micheal jackson, piovigginava ed ero triste.
ad un tratto lo vedo venirmi incontro, grasso e sporco. si ferma davanti a me.
non c'era nessuno, solo il silenzio e la pioggia. Mi fa miao, io mi accovaccio. non ho nulla da mangiare, allora
lui semplicemente mi si siede accanto. siamo rimasti così, immobili, vicini, ma senza toccarci e guardarci.
sentivo la sua presenza, forse addirittura il calore del suo pelo, ma nient'altro.
sono stata io ad alzarmi, avevo un crampo. lui mi ha seguito per un pò, poi è scomparso in un cespuglio.

venerdì 5 giugno 2009

post censurato con escamotage

nonostante la censura, ecco che pubblico ancora, con un escamotage.


in realt‡ non ricordo nemmeno dove sono finita, in Mongolia.
Diciamo che per ora aprirÚ una parentesi e con una prolessi, per dirla tecnicamente, canterÚ dell'arrivo di mia madre a Pechino.

laddove madre Ë un termine comprensivo di Antonio, Carlomanzo e Mimmino.
Gi‡ a dirla cosÏ sembra una puntata dei Simpson.

Come era gi‡ stato previsto, la mia mamma ha sconvolto la Cina. O meglio, credo che abbia sconvolto gran parte dei cinesi che si sono ritrovati sul suo cammino. Il che per loro in realt‡ non Ë stato nemmeno un male dato che lasciavano mance ad ogni piË sospinto, guardandosi attorno e chiedendosi l'un l'altro se fosse il caso di lasciare mance.

ma cominciamo dal principio, che non Ë il loro arrivo a Pechino, ma il loro approdo a Shanghai, di cui potremmo mostrare almeno un migliaio di diapositive, ma non lo faremo.
La quotidianit‡ Shanghaiese si svolgeva tra ristoranti di lusso e grattacieli, prezzi stratosferici e vita da gran signori.
Arrivati qui a Pechino purtroppo i livelli si sono dovuti abbassare e non poco.
A vedere la stanza che avevo prenotato per loro, che pure non era male, un moto di disgusto li ha costretti a prendere una stanza "un pÚ meglio", o che almeno non odorasse di muffa. Quanti vizi questi shanghaiesi.



La vita pechinese si Ë svolta tra templi, giardini, piazze, e KFC, meglio conosciuto come JFK.
l'ottanta percento del tempo perÚ, credo di poter affermare in maniera piuttosto verosimile, si Ë svolto nei taxi "che tanto costano poco", e quindi giammai una metro, se non una volta. ma rischiando di svenire dallo sforzo.
e meno male che mia madre s'era tanto raccomandata che voleva un albergo vicino alla metro, ma credo pi˘ per fare scena che per altro.

le esperienze comuni sono state piuttosto culinarie. In effetti non ho avuto il coraggio e la pazienza di accompagnarli per i templi, i giardini, le piazze e i JFK. Mi sono limitata a scortarli per pranzi, cene e shopping, e sono spesso andata a trovarli in albergo, incrociando ogni volta una quantit‡ spropositata di neri, tutti provenienti dal Mali.

e qui aprirei un'interessante parentesi sui pranzi e le cene, dato che non mi Ë assolutamente possibile aprirla sul Mali.
Forse alcuni sosterranno che la mia guida Ë stata inutile, ma io ovviamente tirerÚ acqua al mio mulino sottolineando che, a parte l'erronea ordinazione del polmone di maiale da lanciare nell'hot pot, non Ë stata colpa mia!
per esempio, le frattaglie di pollo chi le ha ordinate?
invece devo dire che al giapponese sono stata artefice della nascita di un amore tra mimmino e il sushi, cosa di cui potrÚ andare fiera per il resto dei miei giorni.
Vado un pÚ meno fiera perÚ dell'amore nato tra mia madre e l'anguilla, ma questa Ë un'altra storia.

ma che dire dello splendido gesto di rottura fra mimmino e il bicchiere? un litigio che ci (gli) costÚ carissimo, ben 5 euro.
e che dire dell'errore mai volontario di carlomanzo che cancellÚ tutte le MERAVIGLIOSE e oserei dire STORICAMENTE INDISPENSABILI fotografie dalla scheda della macchina fotografica?

e i maledetti tassisti che fingevano di non capire, di essere sordi, di avere disturbi maniaco-depressivi pur di non portarci a casa mia?

per quanto riguarda gli acquisti, mi stanco solo al pensiero di mia madre, eterna indecisa, che girava come un cane cieco, in direzione di un fantomatico regalo per la qualunque.
siamo arrivati a un punto che mentre si discuteva il prezzo di una camicia lei fosse gi‡ tre negozi pi˘ avanti a chiedersi se forse fosse giusto regalare una camicia e non un copricuscino e un piatto.
se fosse stato per lei avremmo dovuto montare una tenda lÏ e accendere un fuoco da alimentare con bacchette e pennelli. ma ci scommetto che nemmeno quelli fossero di legno.
a suon di insulti siamo perÚ riusciti a sbrigarcela, con antonio che parlava ai cinesi in perfetto napoletano e quelli, ovviamente, capivano.

Mia madre Ë riuscita poi, in corner, a comprare per se stessa due paia di scarpe. Antonio, invece, un cappello da uomo misterioso e un pÚ vecchio (ricorderÚ a questo punto che la mia amica Manuela gli dette del lei, dopo aver dato del tu a chiunque, perfino a mia madre).


il mio compleanno ha visto carlomanzo arrendersi ad una malattia immaginaria, detta anche pigrite, e i poveri mamma antonio e mimmino sotto le fatiche di una casa che era un cumulo di polvere e bottiglie.
per una serata Ë addirittura sembrata una casa di gente civile.



insomma, ne sono successe di cose, in quel di Pechino, che seppur non lussuosa e ricca come Shanghai, ha offerto alla piccola rappresentanza della motorizzazione uno scorcio di accogliente Cina.

a meno che carlo e mimmino non decidano per la separazione consensuale, siete e sarete sempre i benvenuti!

giovedì 4 giugno 2009

VENTENNALE FANTASMA

in qualche modo sfuggo alla censura per commemorare questo giorno e dire:
sì, hanno vinto. non solo li hanno uccisi, hanno anche fatto dimenticare.
il professore oggi in classe ci ha detto che lui 20 anni fa c'era, in piazza. All'epoca protestava, ma ora ha capito che invece Deng xiaoping aveva ragione e ha avuto ragione a reprimere tutto, anche a costo di versare sangue, perchè lui ci aveva visto lungo e la Cina, se non fosse stata per quell'evento, ora non sarebbe così.magari sarebbe meglio, pensavamo tutti.ma nessuno ha detto nientecosa vuoi dire a un 40 che ha fatto una fine del genere?e a tutti quelli che hanno preferito dimenticare.
La mia language partner mi ha chiesto di raccontarle quello che è successo 20 anni fa, perchè loro non ne sanno nulla. ci proverò, ma temo di ferirla.
oggi, a tiananmen, non c'era nessuno.solo uno, un piccolo cinese con una maglietta bianca su cui erano scritti due ideogrammiche tradotti significano pressappoco
dimenticato

mercoledì 13 maggio 2009

Gita in Mongolia Atto I

Sveglia alle 4 e mezzo del mattino, come nelle migliori gite in stile cinese.

Il programma era arrivare all'agenzia di viaggi alle sei, sei e mezzo, e lì vi avremmo trovato il comodo bus che in poco meno di sette ore ci avrebbe portati nelle lande desolate della mongolia interna.

Ovviamente ad aspettarci c'era un pullmanino già carico carico di:

una famigliola coreana: mamma, papà, bimbo, e giovane zia (probabilmente sorella della madre), supporto pratico alle attività dell'infante (tipo: reggere il cucchiaio durante il pranzo, mentre la mamma gli puliva la boccuccia dagli impropri sbavi di cibo)

una coppietta thailandese, lei alta un metro e 40, lui alto circa 2 metri e. un bell'assortimento.

tre ragazze di nazionalità diversa: una coreana, una malesiana e una ragazza col velo di chissà dove, che d'ora in poi chiamerò le tre sguinzie, per brevità.

Il piccolo e affollato bus si rivela già dal principio un inferno, ci ritroviamo in sei in coda al bus, uno spazio strettissimo, ed è da allora che inizia l'odio, covato in silenzio, per la coppia thailandese, che invece occupa un comodo sedile per due persone.
Iniziano piani loschissimi per rubare loro il posto, piani (anticipo) tutti accuratamente sventati dalla furba scelta della coppia di lasciare gli zaini sui sedili ogni qualvolta si scendeva dal bus. Maledetti.

Il primo viaggio si rivela davvero stancante,ma una volta raggiunta la mongolia interna la prima tappa è un ristorante. Ivi gustammo una specialità del luogo (ma anche no), ovvero l'hot pot. Inutile dire che lo avevamo mangiato anche la sera prima a cena.
Ma cos'è l'hot pot?
E' un metodo di cottura. Al centro del tavolo c'è un buco e sotto il buco una bombola che alimenta una fiamma sulla quale viene posizionata una pentola. Nella pentola vi è una specie di zuppa in cui galleggiano varie spezie, zuppa che puo essere piccante (color rosso vivo inquietante) oppure insapore(color beige). Il tutto consiste nell'ordinare cibarie congelate che vengono gettate in queste zuppe in ebollizione e dopo un'attesa più o meno breve, con le bacchette (in teoria) dovresti recuperare i cibi dalla zuppa e posizionarli nel tuo piatto personale.
Se ho aggiunto quel "in teoria" non è ovviamente un caso.
Si devono infatti prendere in considerazione una serie di fattori.
Primo, la pentola centrale è in comune all'intero tavolo. Più persone mangiano, più cibo viene ordinato, ma per una strana legge matematica, il cibo che tu riesci a recuperare diminuisce esponenzialmente con l'aumentare del numero di partecipanti al banchetto.
Inoltre le bacchette non sono certo uno strumento a cui siamo avvezzi. Nonostante un anno di pratica ci sono cose che ancora mi sembrano illusioni ottiche a vederle fare da loro. Tipo recuperare la loro "pasta" (tipo spaghetti), da quelle zuppe brontolanti.
L'acqua è bollente, avvicinare la mano è rischio ustione e la probabilità che mentre recuperi un fungo ti autoschizzi mezzo litro di zuppa piccante in un occhio è altissima.
Aggiungici che l'hot pot risveglia l'orgoglio nazionale e personale di chiunque, aizza anche i più codardi ad una lotta senza quartiere alla mezzogiorno di fuoco. Sarà la fame, sarà la certezza che ne resterà uno solo, ma mangiare l'hot pot è una sfida contro il tempo e contro tutti, non si guarda più in faccia a nessuno.
Dopo questa premessa, inutile aggiungere che marco ed io durante quel pranzo mangiammo poco e nulla, nonostante la commovente collaborazione del recupero di un pò di pasta dal pentolone.

La gita continua, verso la prateria.

Altre 4 ore di viaggio stretti come sardine ed eccoci alle splendide terre brulle, desolate, regno di cavalli e butteri mongo-sinici.
le distese sono a perdita d'occhio e il cielo sembra che si allaghi sopra la tua testa, è impossibile riuscire a tenere tutto nel proprio campo visivo.

solo un piccolo cumulo di tende a spezzare la desolazione del paesaggio, ed è il nostro cumulo di tende.

Ci indicano dove avremmo dormito la prima notte, noi avevamo prenotato una tenda per due, non per sei, con bagno incluso. Almeno un minimo di comodità!
Le tre sguinzie invece, in tenda da 6, eccitatissime come cagnolini, non la smettevano di fare foto, di farsi foto, di girare tra le tende con emozione. Marco ed io posiamo la roba e ci compiaciamo di avere una bella tenda, modello mongolo, costruita in legno e coperta di stoffa, con un piccolo dettaglio non da poco: il pavimento del bagno in mattoni.
Quando usciamo all'aperto ci portano dai cavalli, è il momento della cavalcata!
Quanto so belli i cavalli, quanto so belli. Cavalli nani.
Li guardiamo avvicinarsi
beh magari sembrano piccoli perchè sono lontani
no martì so proprio piccoli
mm..però sembrano robusti
ma come è possibile che i mongoli hanno vinto i cinesi perchè avevano i cavalli e i cavalli...sono questi?
forse i cinesi erano ancora più piccoli dei cavalli
ma io come faccio? sono più alto del cavallo!

In effetti a vedere marco per un attimo i butteri cinesi sono rimasti interdetti, alla fine gli hanno dato quello più alto e più robusto. Anche io salgo in sella di un cavallo, beige, e ci dirigiamo verso un pò di nulla.
Il tramonto si avvicina, la nostra meta è un piccolo tempio in pietra.
Le guide non ci abbandonano mai, è una cavalcata sotto controllo esperto...pazienza.
Arriviamo al tempio che è un cumulo di pietre con qualche straccio colorato sopra, qualche foto (ovviamente le sguinzie che erano con noi se ne fanno 2000 di foto) e poi si ritorna al villaggio.
La cavalcata di ritorno è stata bellissima, siamo andati al galoppo e mi sembrava di essere così veloce e libera. Ma è tutto durato troppo poco...

Prima di cena ci hanno offerto uno strambo spettacolo di lotta, ovvero quattro tizi che tentavano di buttasi a terra l'un l'altro
facendosi uno sgambetto e una corsa dei cavalli nani.

Il cibo, quella sera, non è stato male, anche se non ricordo con chiarezza cosa si è mangiato. Ricordo solo che siamo stati intrattenuti da due cantanti vestiti in abiti tradizionali, un ragazzetto alla tastiera, e belle canzoni pop cinesi.

Poi il tramonto, ed è calato il gelo sulla prateria.

Se vi aspettate che sia tutto silezioso però, verrete delusi. Come non citare lo splendido DISCOPUB? un resoconto fedele non può eludere il fantastico discopub, una tenda a circa 200m dal villaggio, un pò più grande delle altre, la cui caratterisica principale è diffondere musica orrenda, a volume esagerato, per attrarre clienti.
Per curiosità ci siamo avvicinati anche noi, lo ammetto. Ma nulla di più triste del vuoto di quel discopub, siamo fuggiti prima di metterci a piangere.

Poi a letto, cullati dalla bella musica.
GELO

domenica 10 maggio 2009

ritornerai

A volte chiudo gli occhi per un istante, quando me ne sto stesa sul letto a godermi un pò di relax, e la brezza estiva muove le tende e gli uccelli si inseguono proprio fuori la mia finestra, chiudo gli occhi e per un istante sono a casa.
Non è successo nulla, non sono mai partita
Non ci sono i piatti sporchi da lavare nel lavandino, non ci sono le montagne di polvere nel salotto o l'incubo di cosa mangiare per cena, è solo un'altra quieta giornata d'inizio estate a napoli.
Don Vincenzo che annaffia le piante, la signora Teta che gli urla qualcosa, mamma in camera da letto che legge un libro, antonio al pc,con la tv e l musica accesa contemporaneamente.
E quando chiudo gli occhi, quelle volte, sento che non si torna indietro, ma non c'è nulla di male in tutto questo.
Sono partita, è quasi un anno che casa mia non è casa mia, che le persone abituate ad aavermi attorno si sono abituate alla mia assenza, che io mi sono abituata alla loro.
ci sono altre persone a cui manco se non mi vedono per qualche giorno, che mi aspettano per pranzo, per cena, o per una chiacchiera al pomeriggio. Ci sono programmi, progetti a brevissimo termine, una vita che è sempre di più un conto alla rovescia.

Diceva Battiato
ti senti sola, con la tua libertà
ed è per questo
che tu
ritornerai

ma io non mi sento sola, non più, da un pò.
Sarà che c'è qui Marco, che mamma ha già messo piede sul suolo cinese, che davvero manca così poco che sembra che tutto si stringa in una specie di caldo abbraccio di addio.
Non mi sento sola e non lo sarei nemmeno se fossi stesa sul letto, ad ascoltare i rumori di una giornata di inizio estate, a Napoli.
Ma sono a Pechino, e ritornerò a casa, presto.

mercoledì 6 maggio 2009

Liscio come l'olio

Stanotte ho sognato di tornare a casa a sorpresa.
Papà diceva "ma non hai scritto un post di addio sul blog!"
Così, al risveglio, mi sono ricordata che in effetti non scrivo sul blog da un pò.
Non che le cose non capitino, forse ne succedono pure troppe.
E' arrivato marco da una settimana e mezzo e ultimamente sono indaffarata perl'arrivo di mia madre e i vari esami che si prospettano a breve.
Ieri ho incontrato la mia language partner, abbiamo discusso in un misto tra italiano e cinese e abbiamo appurato che il primo semestre eravamo entrambe molto più studiose: colpa della primavera. Mi ha poi confessato che lei ci prova anche a chiedere aiuto ad altri italiano, che non mancano di certo, ma loro non sono assolutamente in grado di spiegarle la grammatica.
Mi ha augurato di diventare una professoressa, e io lo farei volentieri, ma ho davvero poca fiducia che questo possa essere possibile.
Le giornate si sono fatte calde, caldissime, sudarecce, afose.
Oltre agli impegni soliti ultimamente si è aggiunto anche il lavoro. Poca roba, cosette come pubblicità o trascrizione di parole in italiano, la paga è piuttosto ridicola, ma almeno c'è e ultimamente le uscite superano di gran lunga le entrate.
Ci sarebbe da raccontare il viaggetto il Mongolia interna...ma rimando tutto al ritorno dal prossimo viaggetto, direzione Pingyao.
Un bacio a tutti,
a presto!

giovedì 23 aprile 2009

piove

Pechino ha questa brutta abitudine, mi imbroglia.
Non dovrebbe piovere, in teoria, ma oggi non solo piove, fa anche un freddo cane.
Diciamo che il clima rispecchia anche il mio stato d'animo interiore, diciamo che non può esser sempre tutto rose e fiori e che una rondine non fa primavera.
Ma la primavera si è dileguata in fretta, trascinando con sè un bel periodo spensierato. Iniziano gli esami, la gente se ne va, altra viene.
Le cose cambiano, non necessariamente in peggio, anzi. Aspetto la venuta del mio principe azzurro, che mi salverà. E poi quella della mia mamma.
Non vedo l'ora di avere un assaggio di famiglia, di casa.

martedì 14 aprile 2009

oibò

Mentre ero felicemente stesa sul letto, ho deciso di aprire un pò le tende per far entrare la brezza primaverile.

Scosto la tenda, per l'appunto, e questa mi crolla sul letto, a dieci centimetri dalla testa. Ma mica solo la tenda, proprio tutta la struttura. Che rischio!

allora chiamo il tizio dell'agenzia, e accorre uno nuovo, bassetto, che era già passato il giorno prima.

Era infatti entrato, senza nemmeno bussare (l'unica volta che mi sono scordata di chiudere a chiavi la porta d'ingresso), urlando nomi a caso, rivolto probabilmente al mio compagno di stanza fantasma. Si era fiondato sulla sua porta, e vedendomi uscire dalla stanza preoccupata ha saputo solo fare una faccia perplessa e chiedermi

- ma Abu c'è o no?

(Abu sarebbe il mio compagno di stanza, si chiama come la scimmia di Aladin)

e io

- ma che ne so

e lui, senza parlare, sempre indignato, fa per andarsene. allora gli avevo chiesto chi diamine fosse e lui mi dice che è uno dell'agenzia. Poi si era guardato attorno, aveva visto il milione mezzo di birre vuote sul pavimento e, stupito, mi aveva chiesto
- ma chi le ha bevute?-
Imbarazzata mi sono subito giustificata. no, ehm, sono il risultato di un mese di cene, feste...cose così. Mi ha guardato perplesso e si è dileguato, non prima di consigliarmi di ciudere la porta a chiave.

Shockata mi sono ritirata nelle mie stanze. il giorno dopo per l'appunto mi è crollata la tenda addosso e alla fine il mio soccorritore è stato lo stesso cinese basso e perplesso.
E' entrato nella mia stanza, guardando con schifo il disordine, è poi salito sulla scrivania con tutte le scarpe, senza dire ne a nè ba. e si è messo a toccare il vuoto lasciato dalla fu tenda.
E allora? Niente, chiamiamo gli operai
Nel frattempo comincia a prendere tutti gli oggetti dalla scrivania e li sposta qua e là e poi prende la bottiglia d'acqua, con giusto l'ultimo sorso che mi stavo conservando da ore per i momenti di sete acuta (si, sono troppo pigra per vivere) e ME LA BUTTA NELLA SPAZZATURA!
e io li dico
OH
ma guarda te
gli ho levato le cose di mano e le ho buttate sul letto.
Poi sono andata in cucina perchè mi ha chiesto le bacchette e mi ha seguito e si è messo a guardare il lavandino coi piatti sporchi ed è rimasto disgustato
- è sporco- ha detto.
Mio dio, un cinese che dice una cosa del genere, mi devo solo buttare dal balcone.

Alla fine, comunque, la tenda è stata riparata e tutto è bene quel che finisce bene.

Amen

(la casa fa ancora schifo, è una questione di stile)

lunedì 13 aprile 2009

pollini

tendenzialmente, tutto è finto, artificiale.
Il latte sa di plastica, le mele di erba, i vestiti si scuciono se ci soffi sopra, le scarpe puzzano solo a guardarle.
Perfino i fenomeni atmosferici sono finti. L'ultima neve, per esempio, pare essere stata l'effetto del bombardamento delle nuvole, perchè la siccità nelle campagne stava creando problemi troppo seri.
E il polline
che ormai da giorni aleggia nell'aria
forma palle bianche che girano e saltellano, dietro ogni angolo. Penetrano ovunque e sconvolgono allegramente il grigiore quotidiano. Il polline, è finto anche lui?
suppongo di no.
I giardini del campus sono tornati verdissimi, gli animali sono sempre più numerosi e rumorosi, diventa ogni giorno più difficile concentrarsi e non voltare la testa verso il verde lussureggiante, con l'annaffiatore automatico che gira e gira e le gazza ladre che si fanno bagnare e si scuotono.

mercoledì 8 aprile 2009

città

il vento soffia dalla finestra, il rumore delle macchine mi proietta in strada, tra i flussi di gente che va e viene.
Ogni automobile, perfettamente anonima, perfettamente nella norma, ogni essere vivente coi suoi capelli neri, ben tagliati o lunghi fino all'inverosimile.
Le luci dei grattacieli illuminano anche la bettola più misera,e i lampioni alti, i fari delle automobili
illuminano le strade grigie, si riflettono negli occhiali dei passanti, nelle pozzanghere fangose.
Agli incroci si affolla la gente, ragazzini e ragazzine in uniforme, con i baffetti appena accennati, che non si trasformeranno mai in vera barba, e con quei capelli castano chiaro, tinti, per sembrare diversi.
Le mamme in bici coi bimbi che penzolano dal seggiolino e centinaia di venditori ambulanti che, come tartarughe, si
portano dietro tutta la loro vita, e la spingono con quelle gambine magre, nervose, scure.
I volti vecchi,bruciati dal sole, o giovani, delicati e bianchissimi, protetti da stupidi cappelli a falda spessa, o da ombrelli spalancati senza pioggia, si scambiano, si sovrappongono, corrono e scompaiono dietro qualcos altro.
Fermi per qualche minuto a quel semaforo che nessuno rispetta, nemmeno i bus, e poi via.
Tutti attaccati, a sfiorarsi senza interesse o voglia, come se fosse normale questo ignorarsi, questo scontrarsi, questo morire poco a poco affogati nel grigio dello smog
nell'alcool dei pub il sabato sera,col vomito sulle strade, che tanto qualcuno pulirà tra meno di un'ora.
Ogni persona ne ha almeno tre, dietro, che lo seguono per pulire la sua merda, ed ecco che il cerchio si completa
e la dignità si riconferma, ancora una volta, nelle cose più inaspettate.
Come raccogliere una buccia di banana.

Oggi mentre mi immettevo nel flusso, passivamente, e mi fidavo, e mi fiderei ad occhi chiusi di ognuno di questi
esseri mitologici metà uomo metà bicicletta, ho alzato gli occhi al tramonto.una folata d'aria tiepida mi ha ricordato chi sono, da dove vengo, e perchè dovrei essere felice.ma poi è andata via, da qualcuno che forse lo meritava di piùe io sono rimasta incastrata tra un bus e un carretto pieno di manghi.

martedì 7 aprile 2009

un miliardo e quattrocento milioni di persone

ed erano tutte all'orto botanico, l'altra domenica, con noi, a saturare lo spazio.

ma ce l'abbiamo fatta, le pecore si muovono sempre in massa, e abbiamo solo dovuto aspettare.

lunedì 30 marzo 2009

ecco un post assolutamente neutro, carico di facezie e assolutamente apolitico

chissà se il titolo ha depistato le frz dell'rdine.

Iniziamo, comunque, con qualcosa di neutro.
Per esempio..
in questi giorni, da brava studente (visto di studio, durata un anno), ho studiato. Ecco.
Domenica ho passato circa 5 ore, in un bar pieno di studenti disinteressati, destabilizzati, apoliticizzati, concentrati esclusivamente nella meorizzazione di un numero indefinito di ideogrammi. Sì, ero tra loro a scrivere un modesto saggio di 500 caratteri sulla contraddizione esistente tra lo sviluppo economico e la protezione dell'ambiente.
Mi ci sono spaccata la testa, chiedendomi ogni 3 minuti, cosa cappero si possa dire su un problema del genere. O almeno, cosa si possa dire che non si esaurisca in due o tre righe
voi occidentali avete una logica completamente diversa
mi ha detto la mia amica Sofia, cinese, avvocato, dopo aver letto il mio scarno saggio.
Guarda, cara Sofia, non so se esserne tanto dispiaciuta.
in un certo senso mi scoraggia davvero tanti sapere ch, probabilmente, non riuscirò mai a scrivere nulla di decente in cinese.
Ogni volta che mettevo insieme una frase più complessa, più carica di significato, Sofia mi diceva che era scritta bene, parole giuste, grammatica perfetta, ma noi cinesi le cose non le diciamo così.
e ogni volta che poi lei mi ripeteva la frase, come l'avrebbe detta un cinese, non mi ci ritrovavo. Mi sembrava mancasse sempre qualcosa, o che il senso fosse distorto.
Alla fine ho mandato tutto all'aria, scritto e riscritto mille volte, cercando d trovare una strada mia, che mi portasse verso la mente di un cinese.
Sono giunta ad un risultatao piuttosto soddisfacente, essendo la prima volta per me, (ricordo il semestre passato i temini su: cosa hai fatto nel weekend), tanto che Sofia mi ha fatto i complimenti, ridendo...e lei non è una facile ai complimenti.
non ho ancora ottenuto la correzione, credo che la prof ci metterà un pò a leggere tutto, ma non importa perchè so di aver dato il massimo e so che la prossima volta saprò fare di meglio.

Il secondo evento positivo della settimna è stato l'esame di oggi, per cui ieri ho saltato una lezione e studiato tutto il pomeriggio. Eravamo un gruppo di 4 persone, ma come accade sempre in queste situazioni, T. e io ci siamo ritrovate sole a fare tutto il lavoro, a scambiarci file su gmail e chattando su facebook.
T. è una ragazza di circa 30 anni, Israeliana, è qui col marito che lavora in Università, in Israele, e frequenta la mia stessa classe. E' una ragazza in gamba, molto pratica, ironica, acuta. Quello che mi ha colpito fin dal primo momento sono gli occhi svegli, attentissimi a cogliere qualsiasi cosa. E la fede al dito, certo.
Ci sono poi Y., anche lui sui 30, greco, fidanzato e prossimo al matrimonio con una cinese che ha conosciuto qui, e S., finlandese e biondo, che quando non capisce cosa dico mi dice "pardon".
Con questo gruppo ci siamo presentati all'esame, e il professore ci ha fatto molti complimenti, siamo stati il gruppo migliore della classe (questo anche perchè y. ed io l'abbiamo vista come un'occasione per dimostrare la nostra abilità recitativa...ovvero:come gesticolano un greco e un'italiana)

ma passiamo le cose serie.
Tornando dalla vittoria, ci siamo fermati ad un bar a prendere un caffè. Si parlava del più e del meno quando chiedo ai ragazzi se sanno qualcosa a proposito della censra di youtube. Inizia uno dei discorsi più spaventosi della mia vita.
Mi sono sentita una povera deficiente caduta dalle nuvole.
Perchè no, la dittatura non si sente per nulla, finchè svolgi una normale vita da ameba. Ma già quando cominci ad interessarti di più a certe cose, puoi aspettarti di tutto.
E loro sanno tutto.
Da dove vieni, come la pensi, dove vai la mattina,a che ora ti ritiri la sera. Controllano, leggono tutte le linge.
E detta così sembra una cosa normale, da "tipico"paese in cui vige una ditattura.
ma dopo la discussione di oggi, dopo i racconti che ho sentito, temo anche che dopo aver scritto questo breve post mi venga staccata la linea internet, o mi venga proibita la connessione al mio stesso blog.
Ma mi prendo questa responsabilità, io non sono nessuno, non ho nessuna conoscenza speciale, nè bandiera politica.
Sono una straniera che si è accorta della dittatura perchè non puo più andare a vedere i video musicali su youtube, e che non ne sa nulla del sangue che scorre dietro le vie principali i questa bella e pulita città. E di tutto il dolore del Tibet. E dell'asfissia.
Non poter parlare, comunicare,aprire il proprio cuore e la propria mente alla verità, è assolutamente inumano.
E non poter nemmeno parlare di cose semplici, vere, piccole. La verità terrorizza il potere, e i cinesi hanno messo dei semi ovunque, come delle piccole bombe che fanno saltare qualsiasi sistema comunicativo se solo fai un passo falso.

Ho paura.

lunedì 23 marzo 2009

Aggiornamenti

Ultimamente le cose non mi sono andate molto bene.
Mi sentivo decisamente uno straccio, internamente.
Ma per fortuna il tempo passa, e ce n'è voluto relativamente poco, per tornare ad un buon livello di lucidità e, perchè no, felicità.

Al momento però mi trovo a ragionare (tossendo e starnutendo)su tutta una serie di cose, inerenti al percorso di studio, ma anche no.
Per quant riguarda il cinese, non mi sento per nulla soddisfatta. Il mio livello di cinese orale lo trovo essere pari a quello di quando sono partita a Gennaio. Il che significa che potevo stare anche sei mesi, e la cosa non mi consola per nulla.
Forse però è solo un effetto dovuto alla mia asfissiante autocritica, la mia mancanza dioggettività per quanto riguarda i risultati di studio. Forse, semplicemente, i progressi sono più lenti.
Passare dalla totale ignoranza a un buon livello di comunicazione di base è certo un salto enorme, piuttosto appariscente, anche per chi lo vive sulla propria pelle.
Il consolidamento e l'approfondimento della conoscenza, sono invece elementi più difficili da individuare.
E comunque una lingua, e specialmente la lingua cinese, è fatta di mille sfaccettature.
Il corso che sto frequentando da un mese rappresentava una sfida piuttosto grossa.
Ho passato il primo semestre con la coda di paglia riguardo il basso livello del corso a cui ero (sì, ho studiato tre anni, no non so nulla), non studiando per nulla e dedicandomi solo a incontri con tre, quattro cinesi a settimana. Incontri sulle prime per nulla proficui.
E infine ho conosciuto Sofia, la luce (folle) sul mio difficile e ombroso cammino.
E ok, ho superato l'esame di fine corso studiando poco e niente, ma poi? Ho deciso di provare l'esame per il "salto"(saltare un semestre e passare direttamente al corso successivo), un esame che mi aspettavo fosse una formalità ma che invece ha impegnato tutte le mie risorse mentali e fisiche, costringendomi ad un prematuro sonno dalle otto di sera alle otto del mattino del giorno successivo. L'ho passato. Buona cosa, certo.
Ma ora?
Ora eccoti ad un corso in cui TUTTI sono più bravi di te.
Eppure, a pensarci bene, era così anche all'inizio del corso del primo semestre, le cose si son aggiustate solo in itere.
Giorno per giorno ho poi scoperto che non proprio tutti sono più bravi di me e in un mesetto credo di aver recuperato buona parte delle lacune..
nonostante tutto non mi basta, ovviamente. Non mi basta mai. E non so come fare, in realtà, a fare più di quello che già faccio.
Forse dovrei studiare di più..ma studiare cosa? Il cinese è una lingua, non la si può imparare sul libri. E allora fuori, per strada, a parlare! Ma a parlare di che? del tempo?
è un cane che si morde la coda, e io ce ne passo di tempo a mordere la mia.
è diventata tutta spelacchiata.

Si aggiunge poi che non c'è più Marika. Cosa non da poco.
Stare con Marika mi faceva bene allo studio: vederla studiare, impegnarsi, uscire ad incontrarsi con le cinesi, spronava anche me ad evitare pigrizie superflue
Mi faceva bene all'umore: c'era, a casa. Ogni volta che sono stata male, negli ultimi mesi, lei c'era ad ascoltare pianti, sfoghi, e tutto il resto. Certo, abbiamo avuto anche noi i nostri problemi...non è sempre stato così, ma dopo due mesi e passa di alti e bassi, la situazione si era stabilizzata su un piano affettivo profondo.
Adesso quando sto male e mi sento sola devo prendere la bici, arrivare fin laggiù, al dormitorio, dove devo mettermi a parlare in inglese. E poi siamo tanti, si finisce che certo, mi distraggo, sto meglio, ma perdo anche tanto, troppo tempo. E si creano rapporti dispersivi.
Mi faceva bene alla vita: Marika era il metro per misurare la pigrizia e la nullafacenza. lei metteva i vestiti a lavare a mano, io pure. lei li appendeva tutti ordinati, io mi ci impegnavo, per non fare brutta figura. lei cucinava, io lavavo i piatti. lei puliva, io mi dileguavo.
adesso, che sono sola, devo essere sul serio il metro di me stessa. Marika è stata un pò una via di mezzo tra una mamma e un'amica, adesso invece ci sono davvero, solo io.
Soltanto me a cui badare, soltanto io a decidere per tutto.
Lavare pulire spendere scegliere studiare uscire piangere.

Ed è appena cominciata.

domenica 22 marzo 2009

uff

è tornato il freddo e mi sono presa il raffreddore.
dannazione
(cough cough ecciù)

martedì 17 marzo 2009

E'arrivata

Non vorrei illudermi, ma stavolta pare sia proprio vero.
Il pesco del cortile del campus è fiorito: è arrivata la primavera.
Improvvisamente, in maniera stupefacente.
Gli uccelli cinguettano e si accoppiano, le persone pian piano si spogliano, come le cipolle, degli strati più pesanti.
C'è gente che ovviamente va già in giro con gli infradito.
Li vedi, omaccioni di due metri, biondi, provenienti da sponde nordiche ancora ghiacciate, con quei piedoni candido-rosati nudi. Dei porcelli in movimento, non sono dei piedi.
E poi canottiere su canottiere.
Per quanto riguarda le donne, ci sarà poco cambiamento. Le ragazze russe e cinesi non si sono mai fatte spaventare, nemmeno con -15.
Uscivano di casa con quelle gambe bianche, avvolte da sottili strati di calza di nylon (che io sospetto cosparsa di sugna e strutto, per tenere più caldi), anche con le tempeste di neve. E ovviamente tacchi a spillo.
Ho invidiato la loro temperatura corporea, suppongo pari a quella di un vulcano in eruzione, ma non le invidierò più quando sarà arrivata anche l'estate. E lì voglio proprio vedere che combinano.
Fattosta che abbiamo avuto, pare, anche la prima delicata tempesta di sabbia.
Devo dire non mi sono accorta di nulla, ed è positivo dato che erano due settimane che mi sentivo un pò in allarme per un articolo letto sul giornale a proposito delle tempeste di sabbia. Uomini e donne accecati da chili di sabbia del deserto mongolo. Mi immaginavo già a barattare la mia bici per un cammello.
E invece no, non bisogna mai essere troppo catastrofisti.

A parte l'arrivo della primavera, di novità non ce n'è molte. Mi sono promessa di essere più felice e lamentarmi meno, soprattutto dopo aver visto la presentazione di dieci minuti fatta da un nostro compagno di classe proveniente da NIENTEPOPODIMENOCHE la Corea del Nord. Ovviamente una presentazione di cosa,se non della Corea del Nord?
Cosa dire delle diapositive? alcune erano risalenti senza dubbio agli anni 70, altre palesemente ritoccate,ma non al computer, a mano, tanto da dare un effetto solerossocomunista dipinto nel cielo, normalmente grigio e deprimente.
bambini che corrono fuori da scuole che sono cubi color smog, e che ridono, con le loro camicette rosse. E tengono per mano il presidente, che a sua volta ride, felice di essere in un paese che sembra un incubo distopico.
Però l'istruzione e le cure mediche sono gratis, sottolineava il povero compagno, che si scusava di non avere foto più recenti dell'85. Adesso, diceva, i palazzi sonopiù alti.
I soli dueedifici storici rimasti sembravano essere due pagode alla cinese da cui, sottolineava orgogliosamente il compagno, sparavamo i nemici in tempo di guerra.
Alla fine mi è venuta voglia di adottare il piccolo amico nord coreano, e sono riuscita perfino a pensare
ei, ma la Cina è un paese democratico.

Effetti collaterali di un porco mondo.

venerdì 13 marzo 2009

Perplessità

Dopo tanti mesi in Cina, è consolante sapere che mi stupiranno sempre.


http://www.youtube.com/watch?v=lcFaZgcVj2I

tremendo.
Questo tizio è il cantante più popolare della Cina.

giovedì 12 marzo 2009

sinceramente

Il mio ultimo post ha sollevato un interessante dibattito sul valore dell'Italia. Sinceramente non era mia intenzione, ma avrei dovuto aspettarmelo.
In realtà non mi aspettavo una tale reazione patriottica da parte dei miei genitori
in Italia hai avuto l'opportunità di diventare quello che sei!
Conosci poco l'Italia! A piedimonte matese c'è il paradiso terrestre!
Lo so, cari mamma e papà, che l'Italia non è solo la spazzatura di Napoli. E so anche, tralaltro, che nemmeno Napoli è poi così male.
La mia era una provocazione, forse un pò dura ma di certo legittima, per quanto riguarda la sensazione che noi "giovani"(vecchi dentro) abbiamo nei riguardi del futuro: sconfitta.
E' una sensazione generale, intestina, che striscia ovunque e non ci abbandona mai.
L'Italia...
tutti sanno che noi, in un certo senso, siamo dei grandi. Quando si parla di arte, per esempio. Un altro di quei luoghi comuni, che però fa piacere. Italia paese di artisti, di inventori, di geni!
Si beh, certo.
E sorrido bonaria.
Niente da dire.
Abbiamo un bel passato, denso, saldo e sicuro. Un buon punto di partenza dal quale spiccare il volo...in teoria.
Ma non che Israele o la Grecia siano meglio, ed è vero che noi italiani ci lamentiamo troppo, ma il problema più che lamentarsi è reagire, è svegliarsi.
Io sono qui per svegliarmi e farò il possibile per reagire, ma davvero qui la sensazione è che tutto sia possibile (tutto tranne rimanere più di un mese, con un visto turistico).

domenica 8 marzo 2009

Al bar

C'erano un greco, un finlandese, un'israeliana e una napoletana al tavolo di un bar.
Era un bar carino, decisamente, all'occidentale.
In quel bar si servivano caffè di ogni tipo e dolci dall'aspetto particolarmente invitante, il che non è una cosa frequente in quel di Pechino.
Il bar si trovava praticamente all'incrocio più famoso del distretto di Haidian, il distretto universitario, ovvero Wudaokou. Stesso nome della fermata della metro.
A wudaokou c'è di tutto, bar, pub, librerie, negozi di vestiti alternativi, karaoke, e in uno di questi posti fatti su misura per gli stranieri, c'erano anche 4 compagni di classe, ritrovatisi per motivi di studio.
Lo studio divenne presto un mero pretesto per discutere ciascuno del proprio paese e, come sempre, cercare di smetire certi luoghi comuni.
Il greco e l'irsaeliana ridevano dicendo di essere entrambi della stessa famiglia, medio-orientali, soprattutto la ragazzo sottolineava che israele nonostante la pretesa di essere europa farebbe meglio a chiudere la bocca ed essere fiera di essere medio-orientale
il finlandese, biondo con gli ochi azzurri, invece non cercava affatto di smentire i luoghi comuni sulla perfezione del paesi nordici, al contrario continuava a fornire esempi di correttezza, rigore, legalità.
E poi io. Ebbene sì, la napoletana ero io.
Circa dieci anni in meno degli altri, con un inglese povero povero.
E mi sono accorta che io, del mio paese, non ho nulla di bello da dire. I miei compagni di classe ormai sono abituati al sarcasmo con cui rispondo alle domande della professoressa sul mio paese (quella donna è fissata, ogni lezione deve chiedere ad ognuno "e nel vostro paese?")
insomma, loro ridono, pensano che io esageri. Ma purtroppo non esagero.
E poi ridono perchè si chiedono come sia possibile, Berlusconi. Ahah, la barzelletta d'europa.
Posso solo scuotere la testa e ripetere che l'Italia è un paese di idioti, ma almeno si mangia bene.

sabato 7 marzo 2009

hey

Dopo una chiacchierata col mio amico Ian, mi copro la testa con lo scialle rosso, per proteggere il povero orecchio leso, e mi metto alla ricerca della mia bici.
L'avevo consegnata al mio amico Jass, che, rimasto shockato dalle condizioni in cui l'avevo ridotta, si è preso la briga di ripararmela.
Poi me l'aveva parcheggiata in cortile, a suo dire.
Ecco, dopo la chiacchierata con Ian mi metto a cercare la mia bici, la trovo, ci salgo sopra.
Ma già dalle prime pedalate capisco che non è più lei.
I freni sono dritti, e funzionano, le ruote sono gonfie, in cestino è più saldo, sono molto, molto più veloce.
E mi sono ritrovata contro il sole al tramonto, una leggera brezza fredda ma nemmeno poi tanto, immersa nel profumo di primavera.
senza volere ho alzato entrambe le mani dal manubrio e ho scoperto che qui, in Cina, ho finalmente trovato il mio equilibrio interno.

giovedì 5 marzo 2009

routine

la vita della massaia è davvero dura.
E non mi dite che non è un lavoro!
certo, i soldi non sono miei ma che centra.
Ogni giorno un problema. E l'elettricità, e l'acqua, e le pulizie, la lavatrice, cosa cucinare pranzo, la spesa, gli sconti...controllare le date di scadenza.
tra l'altro qui la data non è di scadenza ma di produzione ed è tanto difficile trovala(la mimetizzano con colori cupi, la nascondono dietro le infomazioni nutrizionali, tra il numero verde e il marchio di fabbrica), quanto inutile. Chi si fida di una data di produzione cinese?
Quando credi di poter stare tranquilla ecco che invece c'è una nuova cosa da fare, una responsabilità da prendersi, una dimenticanza che pesa.
Sì, lo ammetto, a volte rimpiango la casa con la mamma. E' forse vergognoso dirlo? Può darsi. Dovrei in effetti soltanto tirare avanti, come un cavallo da soma, sotto il peso dei giorni, come fanno tutti. Tutti, diamine.
In classe mia ci sono persone che vanno in giro per il mondo da quando hanno 18 anni, un mio amico svedese mi ha detto che da loro li sbattono fuori di casa dopo il diploma e durante l'università studiano e lavorano contemporaneamente. Tutti, diamine.
E anche in Israele.
Solo nella Repubblica slovacca, a quanto pare, ci si gira i pollici.
Ma per fortuna, oltre a queste storie di vita VERA, senza balia che ti accompagna fino alla soglia della vecchiaia (viva l'italia), ne ho anche sentite altre. Da prendere a schiaffi chi apriva bocca per raccontarle.
E devo dire che non è una questione di nazionalità: gli imbecilli provengono da tutte le parti del mondo.
A quanti ho domandato: ma tu perchè sei qui? che intendi fare poi?
e mi sono sentita rispondere: boh, mi piaceva il cinese, ma non so che fare poi. Tanto pagano i miei.ahahah.

(no, stronzo,non fa ridere.)
Sarà che io mi sento incolpa di essere una mantenuta...ma è anche vero che ho 22 anni. E comunque, anche se sono mantenuta non vado certo in giro a dire che tanto chissenefrega, quel ce verrà verrà..come se la vita fosse eterna e i genitori un bancomat.
I peggiori sono stati uno slovacco che è stato capace di dire una cosa tipo:
- si io sono qui da due anni, mi mantengono i miei. poi non so...vorrei andare da qualche altra parte, girare un pò il mondo..-
- ah, e come mai?
- per studiare..
- studiare cosa
- non lo so!
(avrà avuto 26 anni, circa)
- ma lavorare no, eh?
- no, sono giovane per quello...
per non parlare di un americano che ha detto:
- no io sto qua alla BLCU un altro anno, poi vado alla Qinghua..
- ah, bravo, università prestigiosa.. e come mai?
- boh, perchè è migliore.
- beh certo...ma cosa studieresti?
- boh.
Non ho parole. Vado a fare la lavatrice.

lunedì 2 marzo 2009

I venditori ambulanti

Il mestiere di venditore ambulante qui è ricoperto esclusivamente da cinesi. in particolar mododa membri di minoranze etniche. Puoi vedere i musulmani coi loro cappellini bianchi vendere frittelle di verdure, e donne uigure sedute per le strade distendere grossi tappeti variopinti, su cui poi disporranno le loro cianfrusaglie (orecchini, pettini, bracciali).
Si possono anche vedere cinesi comuni, poveri, coi carretti di legno, che portano qua e là montagne di frutta (un solo frutto alla volta...).
C'è stato il tempo delle arance, poi quello delle banane, adesso è venuto il momento dell'ananas tagluizzato in maniera eccentrica
Il cinese comune si dedica anche alla vendita della patata dolce e a quella di oggettistica da cucina-tazze, tazzine, teiere, cucchiai da tè-e pelletteria -che tristezza.
Ho visto vendere per strada anche un sacco di cuccioli, coniglietti, ma la cosa più triste è stata vedere un topolino bianco chiuso in una ruota, girare girare all'infinito.
Vi direte: embè? i topi corrono sulla ruota, si sa.
Va bene, certo, ma quel topo aveva solo quella. Era letteramelmente ingabbiato in una ruota. O correva o nulla, nessun tipo di distrazione, solo girare e girare.

domenica 1 marzo 2009

Il 北三医院

Sono tornata a casa con tutta l'intenzione di scrivere un post divertentissimo sugli ospedali e la sanità cinese, ma ora che sono qui non trovo più nulla di divertente da dire.
prima di tutto c'è da fare una premessa:
mamma sto bene. Mi è solo uscito un pò di sangue dall'orecchio, ma ci sento e ho le medicine. Non avere ansie.
E ora posso cominciare col racconto.

Con Manuela sono andata all'ospedale del campus, reparto emergenze. Ovviamente privo di personale, c'era solo una cinese scocciatissima che ci ha detto di andare al Beisan 北三, ovvero prendere il bus e avventurarsi in un nuovo ospedale.
Noi abbiamo seguito le sue istruzioni e siamo arrivate al reparto emergenze di questo ospedale, un reparto tanto caotico quanto anti-igienico.
Malati dappertutto, barelle, vecchi, sedie a rotelle e tizi in mascherina ovunque.
Dopo le solite burocrazie mi mandano in una stanzetta dove un dottorino mi guarda nell'orecchio e mi dice che non è seria, mi prescrive delle gocce. E poi di nuovo in una stanza minuscola a pagare, quasi calpestando una miriade di persone negli stretti corridoi.

Ora mi metto le gocce.
Sono piuttosto perplessa-.

giovedì 26 febbraio 2009

Mon amour il Partito

Ringrazio il Partito, come sempre, per avermi dato la possibilità di espletare il mio dovere di immigrata, anche se in ritardo.
Il Partito, sempre pronto a raddrizzare le radici un pò storte, un pò inclinate, leggermente oblique, mi ha gentilmente tenuta per mano in questo momento di riscoperta dei miei doveri verso lo stato, dei diritti che non ho.
Mi ha fatto capire, ancora una volta, che non sono mai sola, che Lui mi sorveglia, è sempre con me, pronto ad individuare ogni mia mancanza e correggerla, se non coi campi di lavoro, almeno con una multa.
Ringrazio il Partito, e il suo braccio attivo e armato, la polizia, per avermi permesso anche oggi di percorrere distanze infinite, di perdere minuti eterni dietro burocrazie, banche, firme. Con impiegati a dir poco inetti che mi hanno mandato qua e là senza ben sapere dove dovessi andare.
Alla fine, comunque, grazie al Partito, ho esperito un'ennesimo calcio nel sedere e più di due km di corsa in bici con freni rotti.
Ho scoperto inoltre che col mio cinese ormai me la cavo in tutte le situazioni e d'ora in poi saprò dove pagare le multe, anche se mi auguro di non doverlo fare mai più
(per i posteri: la banca ICBC subito dopo l'incrocio con McDonalds, partendo da Chengfulu)

Consiglio a tutti di sbrigare la temporary residence registration form ENTRO 24H dall'arrivo in Cina, così come è scritto ovunque. A seguire il Partito non si sbaglia mai.

Quando, infine, sono tornata a casa sono passata davanti al supermercato e ho potuto ammirare orge di cinesi accalcati su bancarelle che vendevano pantofolo, scarpe,saponi. Ho augurato loro l'estinzione, ma non subitanea.
Aspettassero almeno che me ne vada di qui.

mercoledì 25 febbraio 2009

a spasso per il campus

Si cammina, sotto questo bel sole che non riscalda, o si pedala, parlando una lingua o un'altra o un'altra ancora, a seconda dell'interlocutore.
L'italiano lo lasciamo in disparte, per un pò, e l'inglese che dovrebbe essere così facile da riacciuffare, ecco che invece sfugge per lasciare posto al cinese.
Le cornacchie di Pechino sono sempre più rumorose, si muovono in branchi come noi.
Le guardo sempre quando riesco a coglierle tra i rami o tra i ciuffi d'erba rimanenti, una volta le ho beccate farsi un bagnetto nell'acqua di neve sciolta.
Allegre, gioiose.
E anche io sto bene, cerco di vivere al meglio ogni giorno di questa esperienza indefinibile, a tutto tondo.

martedì 24 febbraio 2009

Programmi e buoni propositi

Non è l'anno nuovo, è solo in nuovo corso, ma rispetto a quello precedente inizia con propositi migliori. Almeno quelli.
Già perchè davvero studio tutti i giorni, faccio i compitini, ma ovviamente il tempo è empre troppo risicato e devo organizzare, anticipare, programmare.
Oggi, per esempio, avrei dovuto studiare tutto il pomeriggio.
E lo sforzo c'è stato, giuro.
Ho spento il pc, allontanato i telefoni, preso il libro. Solo che poi, sul libro, mi ci sono addormentata.
Eppure mi era sembrato di aver dormito così bene oggi in classe, in maniera esauriente, intendo.
Invece a quanto pare il mio corpo ha bisogno del triplo del riposo che ho intenzione di dargli...

Non importa, I dont care, sono solo le sei e a questo punto mi rimane anche la notte, da coinvolgere in questo turbinio di ideogrammi, sigificati, toni.

In attesa di soddisfazioni.

lunedì 23 febbraio 2009

la lavatrice

pare sia arrivata, l'hanno consegnata oggi pomeriggio.
non è ancora stata testata, vedremo.

venerdì 20 febbraio 2009

me VS i cinesi (atto IV) La vendetta della lavatrice

Pensavamo di essere arrivati in paradiso, e invece le battaglie sono ricominciate.
La casa è molto spaziosa, luminosa. La stanza non nè piccola nè grande, ma il letto è a due piazze ed è molto comodo, così come il grosso armadio che riesce a contenere tutta la mia roba.
Il bagno è carino, la cucina anche.
Dov'è la magagna?
l'ho scoperta subito: lavatrice rotta. Lo comunico al mio coinquilino maschio, uno svizzero di due metri con la testa bionda, piccola piccola. E lui mi fa ok, andiamo a dirlo al notro agente, ma solo dopo che avremo avvisato la terza coinquilina, Sarah.
In tre ce ne siamo andati all'agenzia ed è iniziata una battaglia che chissà quando finirà.
ieri poi, dopo due ore di discussione, alla fine ci hanno semplicemente detto che oggi ci avrebbero richiamato per farci sapere cosa aveva detto il padrone, se avrebbe pagato lui il guasto o noi.
Perchè il punto è che non sono riuscita a farmi nemmeno una lavatrice da quando sono qui, cosa che a lungo andare potrebbe causarmi seri problemi sociali.
Ma a parte questo..oggi ci ritroviamo un tizio puzzolente di aglio e cipolla che si ficca con la testanella lavatrice che ci dice che è vecchia e che il danno lo deve pagare il padrone. Evvai!
andiamo in agenzia ma loro no, dicono che il padrone non risponde, è in vacanza, è morto.
Dopo altre due ore di dibattito ci ritroviamo in dieci, tra cui due clienti, un passante e una pianta (ognuno con la propria opinione, ovviamente), sembrava di stare a forum.Chi pagherà la dispendiosissima riparazione?
Proviamo a chiamare ben due volte il padrone di casa che, con dei modi educatissimi, attacca il telefono in faccia all'agente. Con sguardo supplicante continua a contrattare e contrattare ma noi irremovibili (soprattutto lo svizzero, devo dire. Io avrei ceduto molto prima)
poi entra un mio x compagno di classe, uzbeko, con altri 8 dei suoi piccoli amici nani e baffuti, probabilmente per discutere qualcosa che ha a che vedere con stanze, appartamenti, affitti o lavatrici.
Improvvisamente sembra di stare allo zoo, cominciano a ridere e urlare. Fino ad ora era stato un dibattito civile!
Comunque per farla breve uno ci dice di fare a metà col padrone, un altro invece che vuole darci lui una parte dei soldi basta che ce ne andiamo, ma alla fine ci dicono
ok
avrete una lavatrice nuova
hanno mandato un tizio a rapirla e tra tre giorni dovrebbe arrivarne un altra.
la domanda ora è
voi, ci credete?

martedì 17 febbraio 2009

neve su Beijing

prima nevicata dell'anno a pechino.
a breve riflessioni romantiche e visioni poetiche.
ma ora solo mal di testa e stanchezza.

giovedì 12 febbraio 2009

Comunicazione di servizio

Arrivata sana e salva all'aeroporto di Beijing, dove ho trovato ad attenermi la gentile Paola.
Ho preso possesso della stanza, nonostante i soliti problemi iniziali.
(era stata chiusa a chiave non solo la porta della casa stessa, ovviamente, ma anche quella della stanzetta, di cui non avevo le chiavi)
Mi sono sistemata insomma, ora sono da Paola a prendere le cose lasciate da lei.
Non ho internet, quindi mi connetterò quando potrò, appoggiandomi come un'attinia al paguro.

(dettaglio simpatico: nel frigo di casa mia ci sono una cipolla, un broccolo e un peperone completamente ammuffiti e una crosta di parmigiano. Ovviamente ho lasciato tutto lì)

venerdì 16 gennaio 2009

Estremo oriente

Oggi il sole era enorme a piazza Tiananmen.
Francesca, Francesco ed io camminavamo e saltellavamo per evitare che i piedi si congelassero.
chi si ferma è perduto
dietro di noi quel sole rosso, davvero troppo grande, che si dilatava nell'aria grigia e gelida del tramonto.
dietro di noi Ian e la ragazza
ancora più dietro 4 ragazzi portoghesi, incappucciati e imbacuccati.
Noi, gli italiani, non la smettevamo di urlare, saltare, ammirare i tetti puntuti, lo spazio immenso, il sole rosso. Stretti sotto braccio.

Sarà che quando le cose finiscono tutto sembra tragico, anche quando non lo è
ma oggi insieme al sole
si scioglieva anche un pezzo di cuore

sabato 10 gennaio 2009

Grande Muraglia Tre - il ritorno della pietanza maledetta-

Eravamo rimasti con i nostri eroi saliti al volo sul bus diretto alle Tombe Ming.

Prima, però, bisognava andare a mangiare (erano già le 11!), per cui prossima tappa: un posto dove mangiare.

Dopo una decina di minuti di ininterrotto monologo da parte della guida, arriviamo in un parcheggio. Insieme a noi altri tre o quattro bus e un bel pò di gente.

Ma che posto è?
Marco non fa nemmeno in tempo a dire "ho letto che a volte capita che ti portano in posti in cui ti costringono a vedere mille stronzate, per farti comprare cose inutili", che scopriamo che eravamo capitati proprio in quel tipo di tour.

Eccoci dunque in fila in un negozio di giade.
con tanto di cinesi accaniti in acquisti folli, fidanzate con gli occhi brillanti, manco fossero capitate in paradiso, che indicavano qualunque tipo di oggetto in giada, fidanzati sull'orlo del suicidio, gruppi di vecchietti concentratissimi, con colli allungati, per vedere meglio all'interno delle vetrine.
Noi quattro invece giravamo incurositi e perplessi tra i vari banconi, attratti soprattutto per le forme di animali strambi.

Ma per mangiare come funziona?

usciamo dal budello infernale e ci arrampichiamo per le scale, passando per corridoi ornati di culi e zampe di cervo, portafortuna raccapriccianti.
Infine accediamo ad una sala grandissima, con almeno una trentina di tavoli apparecchiati, ognuno con almeno 10 persone masticanti e urlanti e una serie di cameriere annoiate che portavano in giro carrelli molto simili a quelli dell'ospedale.

Questo

è

il pranzo?

Ci dicono di accomodarci, ci piazzano in un tavolo a caso, con altri sei cinesi sconosciuti e ci buttano sul tavolo piatti che dovevano risalire all'epoca Qing.
Se non ricordo male:

- qualche erba con carne tipo prociutto ma gommoso

- qualche alga

- cipolle

- zuppa con qualcosa tipo pasta

- un pesce

- riso e baozi

(il baozi è il loro panino, cotto al vapore)

non ricordo altro.
Ovviamente essendoci un solo pesce tutti puntavano al pesce, ma era davvero arduo arrivarvici.
Prima di tutto non bisogna dimenticare l'inconveniente delle bacchette, che rendono qualsiasi pasto una sfida contro il cibo. E poi, di per sè, il pesce non è facile da gestire.
In questo sono stata fortunata perchè Marco ha lottato per me e sono riuscita a mangiare due bei pezzetti di pesce saporito. Lui invece s'è beccato le spine.
Alla fine del pasto ovviamente i polacchi erano felici e sorridenti, noi avevamo ancora fame quindi ci siamo presi un baozi da portarci dietro.
Poi ci fu la pausa gabinetto. Ma questa ve la evito. Non ho mai visto un bagno del genere, tra l'altro senza porte.
Si sale sul pulman diretti alle Tombe Ming.

No?

No.

certo che no!

ci toccava ancora

il negozio di prodotti tradizionali di Pechino, con tanto di anatre alla pechinese in buste di alluminio, caramelle varie e alcool.

E i cinesi tutti belli e soddisfatti che compravano e compravano 5 ma no che dico 6 anatre da cucinare a casa.

Devo dire che qui anche Marco è caduto in tentazione, si era quasi fatto convincere a comprare caramelle e dolci, ma sono riuscita a farlo tornare sulla retta via.

E' poi stata la volta dell'ospedale di medicina tradizionale cinese. A quel punto eravamo stanchi sul serio e non abbiamo seguito il nostro stupido gruppo (e anche i polacchi stavolta!) nell'aula dove si doveva assistere ad una spiegazione dei vantaggi della medicina cinese e, ovviamente, dell'acquisto di tonnellate di erbe.

Siamo rimasti fuori, in un aiuola, stanchi e senza nemmeno la forza di lamentarci.
Ad un tratto due ragazzi, spuntati da chissà dove, ci spiegano la loro triste storia.
Loro volevano solo andare alla Grande Muraglia e si erano ritrovati coinvolti nel tour infernale.

Proprio come noi! Ma loro sembrano ancora più disperati. Forse avevano pagato un sacco di soldi.



Quando il gruppo è uscito dall'ospedale, siamo finalmente ripartiti.
Tombe Ming, du palle.

...

....devo alzarmi da questo letto.

giovedì 8 gennaio 2009

放松 relax

Per rilassarmi e distrarmi un pò ecco a voi l'elenco di cibi che mangerò in italia
(non sono in ordine temporale, e nemmeno di importanza: a caso)

1 pasta al forno
2 parmigiana di melenzane o di zucchine (che può essere sia di vera che di zia maria...)
3 finocchi in besciamella (...che possono essere solo di vera!!!!!)
4 il cappello del prete (ma come si chiama quella cosa che cucina nonna pia?)
5 melenzane a funghetto
6 zucchine alla scapece
7 peperoni bruciati di mia madre
8 carne in tutte le salse
9 pesce in tutte le salse
10 carote e finocchi alla maurizio caschera
11 pollo e patate alla maurizio caschera
12 dolce di zia maria
13 pasta al salmone

se mi viene in mente altro...aggiungo.

martedì 6 gennaio 2009

e ora sono pronta a tornare a casa.

Esami conclusi,
iniziano i preparativi per il ritorno. Manca ancora un pò, ma la testa è già in Italia.
Primi controlli su internet, a vedere date degli esami, primi controlli del materiale.
La casa per il prossimo semestre dovrebbe esserci, anche se al momento non è ancora stato firmato nulla.
Devo solo comprare qualche borsa dove ficcare tutto quello che lascerò qui, a casa di Paola, ad attendere il mio ritorno. E poi?
E poi niente. Godermi questi ultimi giorni, questa casetta che non rivedrò più, e Marika, Francesca, Francesco.
Oggi cè stata una specie di recita (e la chiamano esame)...ieri pomeriggio con un compagno di classe ci eravamo esercitati bene. Mi sono divertita, ho riso un sacco e tutti sono stati contenti.
Poi c'è stata la torta della prof, le varie foto (non mie...la mia macchina fotografica è rotta)
insomma, mi mancheranno un sacco gli strani soggetti di classe.
E' finita ragazzi!
Alla prossima.


(d'ora in poi...cazzeggio)

lunedì 5 gennaio 2009

piccolo evento notturno

oramai chi mi conosce sa che ho problemi con il cibo cinese.
Il mio corpo lo rifiuta, per principio.
Ieri sera ci siamo fatte un paio di patate bollite, un'erba strana che pare essere bieta
e una fetta di pane in cassetta.
Che tristezza.
Ma perchè non provare il cibo da asporto?
Perchè non ordinare telefonicamente un bel risotto sano, una bella carne?
optiamo per la carne.
"carne alla piastra"
che potrà mai essere di così terrificante?
maidiremai, siamo in Cina.
ed ecco che ci arriva, un'ora dopo, verso le dieci e mezzo, un paio di scatole.
Le apriamo
In una c'era solo riso bianco, puro e semplice,
nell'altra c'erano:
un uovo fritto
una fetta microba di bacon adagiatavi sopra
un mucchietto di pasta con del qualcosa che sembrava formaggio ma che è impossibile fosse il formaggio. E inoltre, ovviamente, una busta di plastica.
Ad aprirla l'olezzo di zenzero e cipolla ha invaso la stanza-
ed eccola, una montagna di cipolla intervallata da pisellini, mais e, finalmente, carne.
Buon'appetito!

(stasera patata bollita ed erbetta)

sabato 3 gennaio 2009

Impressioni da primo dell'anno

Il primo gennaio 2009 ho aperto gli occhi dopo sei ore e mezzo di sonno. Erano le 13, e il letto in cui mi sono svegliata non era il mio.
La stanza era illuminata da una bella luce, la mia cortese ospite dormiva ancora, nel suo letto.
Alle otto del mattino dello stesso giorno io e lei ce ne eravamo venute nella sua stanza per metterci finalmente a letto, lei nel suo, io in quello della sua compagna di stanza coreana, fortunatamente tornata in Corea.
Al risveglio mi sono giusto infilata i pantaloni e sono uscita, intenzionata a fare una bella passeggiata dormitorio-casa.
La giornata era limpida, come non si vedeva da un pò, e il gelo della notte prima non era che un ricordo.
Mi sono sentita bene.
Da lontano poi ho anche riconosciuto un compagno di classe che anche lui si ritirava da chissà dove, appena sveglio. Quattro chiacchiere e poi ho ricominciato a camminare.