mercoledì 13 maggio 2009

Gita in Mongolia Atto I

Sveglia alle 4 e mezzo del mattino, come nelle migliori gite in stile cinese.

Il programma era arrivare all'agenzia di viaggi alle sei, sei e mezzo, e lì vi avremmo trovato il comodo bus che in poco meno di sette ore ci avrebbe portati nelle lande desolate della mongolia interna.

Ovviamente ad aspettarci c'era un pullmanino già carico carico di:

una famigliola coreana: mamma, papà, bimbo, e giovane zia (probabilmente sorella della madre), supporto pratico alle attività dell'infante (tipo: reggere il cucchiaio durante il pranzo, mentre la mamma gli puliva la boccuccia dagli impropri sbavi di cibo)

una coppietta thailandese, lei alta un metro e 40, lui alto circa 2 metri e. un bell'assortimento.

tre ragazze di nazionalità diversa: una coreana, una malesiana e una ragazza col velo di chissà dove, che d'ora in poi chiamerò le tre sguinzie, per brevità.

Il piccolo e affollato bus si rivela già dal principio un inferno, ci ritroviamo in sei in coda al bus, uno spazio strettissimo, ed è da allora che inizia l'odio, covato in silenzio, per la coppia thailandese, che invece occupa un comodo sedile per due persone.
Iniziano piani loschissimi per rubare loro il posto, piani (anticipo) tutti accuratamente sventati dalla furba scelta della coppia di lasciare gli zaini sui sedili ogni qualvolta si scendeva dal bus. Maledetti.

Il primo viaggio si rivela davvero stancante,ma una volta raggiunta la mongolia interna la prima tappa è un ristorante. Ivi gustammo una specialità del luogo (ma anche no), ovvero l'hot pot. Inutile dire che lo avevamo mangiato anche la sera prima a cena.
Ma cos'è l'hot pot?
E' un metodo di cottura. Al centro del tavolo c'è un buco e sotto il buco una bombola che alimenta una fiamma sulla quale viene posizionata una pentola. Nella pentola vi è una specie di zuppa in cui galleggiano varie spezie, zuppa che puo essere piccante (color rosso vivo inquietante) oppure insapore(color beige). Il tutto consiste nell'ordinare cibarie congelate che vengono gettate in queste zuppe in ebollizione e dopo un'attesa più o meno breve, con le bacchette (in teoria) dovresti recuperare i cibi dalla zuppa e posizionarli nel tuo piatto personale.
Se ho aggiunto quel "in teoria" non è ovviamente un caso.
Si devono infatti prendere in considerazione una serie di fattori.
Primo, la pentola centrale è in comune all'intero tavolo. Più persone mangiano, più cibo viene ordinato, ma per una strana legge matematica, il cibo che tu riesci a recuperare diminuisce esponenzialmente con l'aumentare del numero di partecipanti al banchetto.
Inoltre le bacchette non sono certo uno strumento a cui siamo avvezzi. Nonostante un anno di pratica ci sono cose che ancora mi sembrano illusioni ottiche a vederle fare da loro. Tipo recuperare la loro "pasta" (tipo spaghetti), da quelle zuppe brontolanti.
L'acqua è bollente, avvicinare la mano è rischio ustione e la probabilità che mentre recuperi un fungo ti autoschizzi mezzo litro di zuppa piccante in un occhio è altissima.
Aggiungici che l'hot pot risveglia l'orgoglio nazionale e personale di chiunque, aizza anche i più codardi ad una lotta senza quartiere alla mezzogiorno di fuoco. Sarà la fame, sarà la certezza che ne resterà uno solo, ma mangiare l'hot pot è una sfida contro il tempo e contro tutti, non si guarda più in faccia a nessuno.
Dopo questa premessa, inutile aggiungere che marco ed io durante quel pranzo mangiammo poco e nulla, nonostante la commovente collaborazione del recupero di un pò di pasta dal pentolone.

La gita continua, verso la prateria.

Altre 4 ore di viaggio stretti come sardine ed eccoci alle splendide terre brulle, desolate, regno di cavalli e butteri mongo-sinici.
le distese sono a perdita d'occhio e il cielo sembra che si allaghi sopra la tua testa, è impossibile riuscire a tenere tutto nel proprio campo visivo.

solo un piccolo cumulo di tende a spezzare la desolazione del paesaggio, ed è il nostro cumulo di tende.

Ci indicano dove avremmo dormito la prima notte, noi avevamo prenotato una tenda per due, non per sei, con bagno incluso. Almeno un minimo di comodità!
Le tre sguinzie invece, in tenda da 6, eccitatissime come cagnolini, non la smettevano di fare foto, di farsi foto, di girare tra le tende con emozione. Marco ed io posiamo la roba e ci compiaciamo di avere una bella tenda, modello mongolo, costruita in legno e coperta di stoffa, con un piccolo dettaglio non da poco: il pavimento del bagno in mattoni.
Quando usciamo all'aperto ci portano dai cavalli, è il momento della cavalcata!
Quanto so belli i cavalli, quanto so belli. Cavalli nani.
Li guardiamo avvicinarsi
beh magari sembrano piccoli perchè sono lontani
no martì so proprio piccoli
mm..però sembrano robusti
ma come è possibile che i mongoli hanno vinto i cinesi perchè avevano i cavalli e i cavalli...sono questi?
forse i cinesi erano ancora più piccoli dei cavalli
ma io come faccio? sono più alto del cavallo!

In effetti a vedere marco per un attimo i butteri cinesi sono rimasti interdetti, alla fine gli hanno dato quello più alto e più robusto. Anche io salgo in sella di un cavallo, beige, e ci dirigiamo verso un pò di nulla.
Il tramonto si avvicina, la nostra meta è un piccolo tempio in pietra.
Le guide non ci abbandonano mai, è una cavalcata sotto controllo esperto...pazienza.
Arriviamo al tempio che è un cumulo di pietre con qualche straccio colorato sopra, qualche foto (ovviamente le sguinzie che erano con noi se ne fanno 2000 di foto) e poi si ritorna al villaggio.
La cavalcata di ritorno è stata bellissima, siamo andati al galoppo e mi sembrava di essere così veloce e libera. Ma è tutto durato troppo poco...

Prima di cena ci hanno offerto uno strambo spettacolo di lotta, ovvero quattro tizi che tentavano di buttasi a terra l'un l'altro
facendosi uno sgambetto e una corsa dei cavalli nani.

Il cibo, quella sera, non è stato male, anche se non ricordo con chiarezza cosa si è mangiato. Ricordo solo che siamo stati intrattenuti da due cantanti vestiti in abiti tradizionali, un ragazzetto alla tastiera, e belle canzoni pop cinesi.

Poi il tramonto, ed è calato il gelo sulla prateria.

Se vi aspettate che sia tutto silezioso però, verrete delusi. Come non citare lo splendido DISCOPUB? un resoconto fedele non può eludere il fantastico discopub, una tenda a circa 200m dal villaggio, un pò più grande delle altre, la cui caratterisica principale è diffondere musica orrenda, a volume esagerato, per attrarre clienti.
Per curiosità ci siamo avvicinati anche noi, lo ammetto. Ma nulla di più triste del vuoto di quel discopub, siamo fuggiti prima di metterci a piangere.

Poi a letto, cullati dalla bella musica.
GELO

domenica 10 maggio 2009

ritornerai

A volte chiudo gli occhi per un istante, quando me ne sto stesa sul letto a godermi un pò di relax, e la brezza estiva muove le tende e gli uccelli si inseguono proprio fuori la mia finestra, chiudo gli occhi e per un istante sono a casa.
Non è successo nulla, non sono mai partita
Non ci sono i piatti sporchi da lavare nel lavandino, non ci sono le montagne di polvere nel salotto o l'incubo di cosa mangiare per cena, è solo un'altra quieta giornata d'inizio estate a napoli.
Don Vincenzo che annaffia le piante, la signora Teta che gli urla qualcosa, mamma in camera da letto che legge un libro, antonio al pc,con la tv e l musica accesa contemporaneamente.
E quando chiudo gli occhi, quelle volte, sento che non si torna indietro, ma non c'è nulla di male in tutto questo.
Sono partita, è quasi un anno che casa mia non è casa mia, che le persone abituate ad aavermi attorno si sono abituate alla mia assenza, che io mi sono abituata alla loro.
ci sono altre persone a cui manco se non mi vedono per qualche giorno, che mi aspettano per pranzo, per cena, o per una chiacchiera al pomeriggio. Ci sono programmi, progetti a brevissimo termine, una vita che è sempre di più un conto alla rovescia.

Diceva Battiato
ti senti sola, con la tua libertà
ed è per questo
che tu
ritornerai

ma io non mi sento sola, non più, da un pò.
Sarà che c'è qui Marco, che mamma ha già messo piede sul suolo cinese, che davvero manca così poco che sembra che tutto si stringa in una specie di caldo abbraccio di addio.
Non mi sento sola e non lo sarei nemmeno se fossi stesa sul letto, ad ascoltare i rumori di una giornata di inizio estate, a Napoli.
Ma sono a Pechino, e ritornerò a casa, presto.

mercoledì 6 maggio 2009

Liscio come l'olio

Stanotte ho sognato di tornare a casa a sorpresa.
Papà diceva "ma non hai scritto un post di addio sul blog!"
Così, al risveglio, mi sono ricordata che in effetti non scrivo sul blog da un pò.
Non che le cose non capitino, forse ne succedono pure troppe.
E' arrivato marco da una settimana e mezzo e ultimamente sono indaffarata perl'arrivo di mia madre e i vari esami che si prospettano a breve.
Ieri ho incontrato la mia language partner, abbiamo discusso in un misto tra italiano e cinese e abbiamo appurato che il primo semestre eravamo entrambe molto più studiose: colpa della primavera. Mi ha poi confessato che lei ci prova anche a chiedere aiuto ad altri italiano, che non mancano di certo, ma loro non sono assolutamente in grado di spiegarle la grammatica.
Mi ha augurato di diventare una professoressa, e io lo farei volentieri, ma ho davvero poca fiducia che questo possa essere possibile.
Le giornate si sono fatte calde, caldissime, sudarecce, afose.
Oltre agli impegni soliti ultimamente si è aggiunto anche il lavoro. Poca roba, cosette come pubblicità o trascrizione di parole in italiano, la paga è piuttosto ridicola, ma almeno c'è e ultimamente le uscite superano di gran lunga le entrate.
Ci sarebbe da raccontare il viaggetto il Mongolia interna...ma rimando tutto al ritorno dal prossimo viaggetto, direzione Pingyao.
Un bacio a tutti,
a presto!