domenica 29 agosto 2010

I Bar Alcolici, 酒吧

Pechino è la capitale, ma in quanto a locali non credo raggiunga l'apice dell'eleganza.



Sicuramente, nella zona più ricca, presso Sanlitun, ma non proprio a Sanlitun (nel quartiere di Chaoyang, se vi trovate a passare), si possono trovare locali talmente di classe da sentirsi storditi. Una volta sono stata in un paio di questi locali, luoghi mitici in cui i prezzi dei cocktail si avvicinavano paurosamente a quelli europei e i cui interni sembravano disegnati ed arredati da architetti ed artisti d'avanguardia. Sembrava, ed era così. Immagino che New York sia piena di roba del genere, ma non sono mai stata a NY.



Pechino ne ha solo qualcuno, che è comunque piuttosto accessibile, bisogna solo munirsi di tacchi e qualche vestito più decente e ci si confonde tranquillamente con i miliardari che si recano lì a passare le serate libere.



Si tratta però di oasi di pace, in mezzo ad un caos infernale.



A pochi passi da questi locali infatti, nel medesimo quartiere, ecco Sanlitun, caratterizzata da una lunga via sulla quale affacciano locali molto tristi ed infimi. Su questa via danno altrettante vie, viottoli, strade senza uscita, sui cui affacciano altri locali. Grandi, piccoli, illuminati, buii.

La prima volta mi diedero un senso di desolazione.
Eravamo un gruppetto, forse non era orario, di certo non era un weekend, e i locali erano praticamente vuoti, con le ballerine stanche che si muovevano sulle passerelle. Lente, svogliate, a ritmo di gruppetti di cinesi che cantavano in playback. Tutto questo accade anche nelle serate migliori, solo che le ballerine aumentano, i gruppetti di cinesi si riattivano come quei pupazzetti dopo che hai dato loro la carica dietro la schiena, e la gente trabocca. Alcool, fumo, cattivo odore nei piccoli locali.
I bar più grossi sono come enormi discoteche, divise in sale e salette, più o meno private. E, come nelle discoteche, capita di vederci di tutto.
Orde di persone, di tutte le nazionalità, che si muovono sfatte a ritmo di una musica di bassa qualità ma di effetto sicuro, dopo qualche super-alcolico.
Coreane distrutte sui pavimenti, dormono.
Mucchi di cinesi, che non reggono l'alcol, sbattono la testa sui tavoli, altri invece si dimenano su passerelle improvvisate. Ma le donne cinesi non hanno senso del ritmo e non sono capaci di ballare, sembrano delle paperelle che saltellano, che si sbattono in preda al terrore. RIpetono quello che hanno visto in tv, con poca riuscita, si esprimono in coreografie collaudate a casa, davanti allo specchio, magari in quattro di loro, provate per ore in prospettiva del weekend. Alla fine qualcuna riesce anche a rimorchiare un ragazzo biondo o un ragazzo nero, che in teoria sono quelli con la carta di credito, ma non so se sia poi questo il punto.

Una volta sono capitata davanti ad una saletta piccola, buia. Non ho guardato, ma ne è uscito fuori un ragazzo cinese, correndo, diretto ai bagni, col fare di uno che avrebbe vomitato a momenti. Aveva lasciato la porta aperta e dentro ci avevo visto un gruppo di ragazzi, con una montagna di bicchierini vuoti sparsi sul basso tavolino al centro della stanzetta. Tutti semisvenuti sui divani in pelle.

Queste cose succedono ovunque, sia chiaro.
Ma è possibile che non si possa trovare un pub?

sabato 28 agosto 2010

Il tempo per partire

..il tempo di lasciare, il tempo di abbracciare.
Ricchezza e fortuna, in pena e in povertà.
Nella gioia dell'amore, nel lutto e nel dolore.

Ovunque proteggi, la grazia del mio cuore

Vinicio Capossela, Ovunque proteggi


Questa partenza è piuttosto diversa. Per una serie di motivazioni esterne e per una serie di motivazioni interne.
Ne risparmierò l'elenco completo, ma accennerò a qualcosa.
Parto per scrivere la Tesi, motivo per cui mi è stata concessa la Borsa. Avrò bisogno di viaggiare e avrò bisogno di stare tranquilla.
Posso assicurare già da ora i soliti casini, intoppi, imprevisti (ci sarà da ridere, tranquilli), ma spero di poter garantire anche altro.

La mia meta è una città che si chiama Wuhan e che si trova al centro della Cina, per questo motivo mi sarà piuttosto facile muovermi. A meno che non mi costringano a frequentare corsi di Arte e Design, il che in teoria non sarebbe nemmeno male, se non avessi anche altro da fare..

per ora sono tranquilla, non ho paura, non sono eccitata come la prima volta che partivo per un anno alla volta di un paese di cui, oramai, conosco un bel pò di cose. La questione è molto più profonda, difficilmente descrivibile con le parole che in lingua italiana designano le emozioni. Le cose andranno, rotoleranno giù, le spingerò su quando ci saranno salite, mi ci poggerò quando sarò stanca.