venerdì 18 settembre 2009

Primi spostamenti: Tianjin

Sotto Natale fui invitata dalla mia cara amica Giovanna in quel di Tianjin. Per chi non lo sapesse Tianjin viene anche chiamata Porto di Pechino, ma non solo è distante da Pechino più o meno quanto Napoli da Roma, è inoltre distante anche dal mare.

Tianjin è anche considerata dai pechinesi un pò provinciale, poco metropolitana. Eppure è una città di circa 9 milioni di abitanti, terza per popolazione in Cina, e a vederla con tutti i grattacieli e le superstrade, non è che sembri proprio un villaggetto.

Ma in Cina funziona così, e Tianjin, per un motivo o per un altro (motivi storici, artistici e culturali in primo luogo) non è Pechino. Per cui la gita da Pechino a Tianjin risulta, a dirsi, una gita fuoriporta alla cittadina confinante, una gita da fare in giornata, grazie alla linea ferroviaria ultraveloce che collega le due città in mezzora, una gita che se non è per affari è per andare a trovare amici o per mangiare i famosi baozi che li fanno bene solo a Tianjin o comunque per vedere com'è fatta questa Tianjin, che in fondo, bene o male, è solo a mezzora da Pechino.

Viceversa i Tianjinesi se proprio hanno un pò di tempo da spendere se ne vanno nella capitale, luogo di perdizione e di rinomata bellezza. Per fare qualche foto ai posti delle cartoline delle Olimpiadi, o a Mao, o a qualsiasi altra cosa famosa.

Insomma io me ne andavo a Tianjin per amicizia, ma ci sarei andata comunque.

Ero ospitata nella stanza di Giovanna e il ragazzo, quindi in tre in una stanza (ancora mi dispiaccio per il disturbo ma loro non sembravano disturbati) in un quartiere di Tianjin piuttosto caratteristico, dall'atmosfera quasi condominiale, con tanto di vecchietti organizzati per la domenica con revival dell'Opera di Pechino.

Ma il punto non fu tanto l'esserci, quanto l'arrivarci.

Prima di tutto la stazione da cui partiva il treno super veloce era la stazione Pechino Sud, e io non ci ero mai stata. Ero stata alla Est, alla Nord, ma sulla sud pareva aleggiare un mistero, strane leggende e mitologie la circondavano.

Dato che di indicazioni, su internet, se ne trovavano poche, chiesi alla mia professoressa cinese di pechino come arrivare sul posto, ovviamente spiegandole dove fossi diretta.

lei rimase perplessa.

La stazione sud pareva fosse la più inutile della città, una stazione di clochard, di senza speranza, con circa due o tre partenze al giorno, per quanto ne sapeva lei la situazione era ancora così.

ma no ma guardi che da lì parte il superveloce per Tianjin.

Al che lei, umile,si giustificò dicendo che avrebbe chiesto alla figlia, che queste cose le sa.

Entrò un'altra professoressa, sulla trentina, e si misero a discutere in pechinese stretto su cosa, dove e come fosse la stazione sud. Ecco alfine un'altra opinione: io sapevo che c'erano i lavori in corso, anche adesso. E' la stazione più recente, più nuova.

Ma c'è o no? e come ci si arriva?

le donne scuotevano la testa, dispiaciute. La professoressa mi chiese il numero di cellulare e mi promise di chiamarmi nel pomeriggio.

Mi chiamò invece a ora di pranzo, mentre ero ancora col boccone in bocca, (maledetta dedizione cinese) e mi spiegò con precisione quali bus prendere, bus che mi avrebbero portato fino a un certo punto, e poi avrei dovuto per forza chiamare un taxi

- è una zona in costruzione, la circolazione pubblica non è efficiente-

infine, carinamente,mi rassicurò dicendomi che ce l'avrei fatta, che il mio cinese era assolutamente sufficiente a muovermi.

(questa dopo Xian e Luoyang, chiariamoci, non era la mia maggiore preoccupazione)

l'ingenuità e la perizia della donna nelle indicazioni mi commossero, tanto quanto la generale ignoranza mi sorprese. possibile che nessuno andasse a Tianjin?
L'avrei presto scoperto.
Seguii le indicazioni alla lettera e alla fine mi ritrovai nella stazione dei treni più futuristica bella e pulita che avessi mai visto (e sono stata in Germania). Sembrava di stare in paradiso.
Mi avvicino ad uno sportello-biglietteria, dopo aver aspettato neanche un minuto, data l'efficienza e la quantità degli sportelli e compro (non senza difficoltà linguistiche, ma mea culpa, il mio cinese non era sufficiente a non bloccare una fila alla biglietteria dei treni...e in realtà probabilmente non lo sarebbe mai stato..)il fatidico biglietto superveloce.
Mentre arrivo al binario sulle scale mobili, ripercorro la storia della stazione grazie alle gigantografie dell foto dei tempi di una volta. Anni 60, 70, 80...fino ad oggi. La stazione piena di barboni e terra di allora si era trasformata, come di dovere, nel cigno che stavo vedendo.
Salii sul treno dove mi accolsero hostess d'aereo che mi fornirono anche acqua e giornale.
Chiusi gli occhi ed ero già a Tianjin.

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