venerdì 26 dicembre 2008

Tempo

Sono sempre stata un pò in ritardo, su tutto.
Ho capito in ritardo
un sacco di cose.
Per esempio che ero diventata una donna, che dovevo smetterla di vestire e comportarmi come un maschio, che dovevo farmi baffi e sopracciglia.
Ho capito troppo tardi come si doveva fare per non risultare detestabili, ma non ho sempre fatto in modo di prendere provvedimenti.
Sono lenta, carburo davvero troppo lentamente.
Se inizio una cosa, è probabile che un anno dopo ancora non mi sia resa conto di esserci dentro fino al collo.
E poi
sono distratta, approssimativa, con la testa per aria.
Tutto questo per dire che?
Ogni mattina a lezione faccio almeno 5 minuti di ritardo.
E più mi sveglio in anticipo, più faccio ritardo.

Quando esco di casa la mattina, c'è una specie di brina depositata su tutto. Lampioni arruginiti, cespugli tagliati storti, biciclette ammassate qua e là, automobili dell'88.
C'è la brina perfino sulle persone, la mattina.
Quando esco di casa c'è sempre un gruppetto di vecchi, sparsi per il cortile del palazzo, che girano camminano si stiracchiano e quando passo di fretta mi fissano come se fossi uno strano evento perturbante.
E' una questione di tempi vitali. Se dentro di me tutto è estremamente lento, il mio reale ritmo biologico è concitatissimo e per questo i vecchi cinesi, la mattina, proprio non riescono a capacitarsi della mia velocità, della mia frenesia.
Loro sono svegli dalle 5 del mattino, probabilmente si sono già dedicati ad un'ora di Taichi.
Io sono sveglia dalle sette e mezzo e alle otto già mi scapicollo alla ricerca della bici che, puntualmente, mi è stata spostata chissà dove. Ogni giorno in un posto nuovo, sempre più casuale.
come una caccia alle ovette di pasqua e ai conigli di cioccolato. Solo che qua il massimo che posso sperare è che, questa volta, non mi abbiano distrutto qualcosa.
Ma nel breve tragitto che dal portone del palazzo conduce al garage, sono almeno 5 i vecchi che ogni mattina, immobili, mi fissano e con lo sguardo mi seguono, fino a vedermi scomparire in groppa alla bici sbilenca, dietro la prima curva, inghiottita dalla foschia.
I loro piccoli occhi sono solo fessure, i loro cappotti rossi e verdi li tengono caldi in maniera miracolosa. Sono visi marmorei, custodi di una pazienza e di una filosofia di vita a cui io non posso avere accesso.
Soprattutto perchè non mi sveglierei mai alle 5 per fare Taichi.

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