martedì 2 dicembre 2008

Multiculturalità e 饺子(jiaozi)

Rimando ancora un pò l'esilarante episodio della grande muraglia (curiosità a mille!), per fare una riflessione estemporanea.
Nella mia classe ci stanno un inglese un francese e un napoletano e non è una barzelletta, è davvero così. Tranne che di francesi ce ne stanno due e poi c'è una thailandese che assomiglia ad un pesce, due Messicani, un Ecuadoregno, un austriaco, un'australiana, un'iraniana, due mongole, due coreane, una kazakha, un uzbeko loschissimo, una ceca, tre giapponesi e una perugina.
Io adoro i giapponesi, mi piacciono un sacco. La mia compagna di banco è giapponese, e anche il ragazzo seduto dietro di me è giapponese. Lei è un bel pò silenziosa, molto seria e molto dolce, di classe, lui invece è un chiacchierone alto un metro sessanta (peserà 50 kg), iperattivo e simpaticissimo. Nelle pause tra un'or e l'altra se non chiacchiero con la perugina (Paola, che in realtà è per metà olandese) parlo sempre con loro o li ascolto parlare il loro placido giapponese. A volte ai loro discorsi si aggiunge un terzo nipponico, venuto a fare visita, la cui velocità nel parlare è pari solo a quella di uno spagnolo.
Ed è successo oggi, allo scadere della terza ora, proprio all'inizio della pausa. Ho sentito tutta insieme la bellezza di questa fetta della mia vita.
I due giapponesi che parlavano giapponese, i due francesi che parlavano francese, i suoni delle varie lingue che si mischiavano, la familiarità della lingua madre, l'estraneità della lingua straniera che però diventa magicamente suolo su cui piantare nuovi semi, sorpresa, gioia.
E' tutto così diverso e al tempo stesso familiare, affascinante e casalingo.
La mia vita in questa enorme città da cui nessuno si fa inghiottire, in cui gli abitanti continuano imperterriti a muoversi su bici arruginite, con la loro arte di sopravvivere vecchia di millenni, la mia vita qui è serena.
Sento gi stimoli, lo scorrere del tempo che da un lato è tiranno, dall'altro è un amico che mi riporterà presto a casa dagli affetti, dall'amore di chi mi ha visto crescere e sa come sono.
Tralaltro, a arte questa epifania nel banco di scuola, la mia positività deriva anche da bel pomeriggio passato a cucinare i 饺子(jiaozi) insieme alle language partners mia e di marika, e a un altro cinese loro amico. Cinque persone, di cui una totalmente incapace in tutto ciò che esiste di minimamente pratico (chi sarà mai), a imbottire i ravioli di erbe, verdure, carne e ingredienti che non saprei come definire. Alla fine, dopo molte ebollizioni e altrettanti inzevamente, ecco pronti i famosi "ravioli al vapore" o jiaozi o 饺子,per chi se ne intente. Puzzolenti ma davvero buonissimi.
Dopo aver mangiato i cinesi sono fuggiti via, cordialmente e amichevolmente. Li abbiamo invitati ad una cena italiana, una cosetta semplice che non abbiamo ancora deciso.
E' stato bello, si, anche se adesso la casa puzza un pò di verdure cinesi e ci sono avanzati talmente tanti jiaozi che possiamo mangiarci altri due giorni
loro hanno detto "teneteli voi, li mangiate domani a colazione!"
certo, li inzupperemo nel caffè.

2 commenti:

Unknown ha detto...

tutto ciò è quasi letteratura

martina ha detto...

e detto da un ingegnere!