giovedì 11 dicembre 2008

Grande Muraglia I love you

Eravamo rimasti seduti in un pullman iperaffollato, con cinesi appesi pure agli scomparti per le borse.

E infatti eccoci, nei primi due posti del pullmann, che in realtà erano delle due "guide"-manager del viaggio organizzato.

La giovane, una bella ragazza dalla faccia annoita dalla vita, tediata dal lavoro, ptraticamente odiosa, comincia a ritirare i soldi. Come quasi tutto in cina, anche il pagamento del tour è a caso. Ad alcuni ritira 100 kuai, ad altri addirittura 160 ciascuno. A noi solo 80. Mi viene il dubbio che c'è qualcosa che non ho capito, ma lascio correre: l'importante è che si vada alla Grande Muraglia (che d'orain poi, per brevità, chiamerò amichevolmente GM).

Dopo la confisca del denaro, comincia subito la sua alacre illustrazione dei diritti e doveri del passeggero. Accenna a chiedermi se so il cinese (sono l'unica occidentale del pullmann? no, c'è un'altra coppia di cui poi denarrerò le gesta), io rispondo "più o meno" e lei fa: OK.
A quel punto iniziano i 30 minuti del terrore, durante i quali la giovane, senza respirare, bere, cedere ad alcun tipo di distrazione, spiegherà in un cinese velocissimo e pressappoco incomprensibile, i famosi diritti e doveri del partecipante.
Per fortuna alla fine arriviamo in un bel posto, una bella porta antica che prosegue in una muraglia gracile ma coraggiosa, che non teme le rocce spioventi. BELLO, ma non è la nostra meta.
Maccome? Il pullmann non si ferma e ci lascia alle spalle il bel panorama muraglioso. Vabbè ma che sarà mai, in fondo è tutto uguale.

Arriviamo infine alla GM, la meta supposta, ma mica poi tanto, e scopriamo che la guida vecchia è isterica almeno quanto quella giovane. Sventolando la sua bandierina gialla ci dice che saliremo da soli sulla muraglia e che abbiamo precisamente un ora e venti minuti per scalarla perchè alle dieci e mezzo l'appuntamento è al parcheggio. Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è.
Rimango allibita, mi avvicino e le chiedo come sia possibile che il tutto finisca alle 10 e mezzo..non era fino alle 5? E lei mi dice che dopo si va alle tombe Ming. Poi mi chiede se conosco quei due, quei due chi? Mi giro. I due unici occidentali del bus, due cinquantenni biondi, incappottati, sorridenti e allegri.

Embè? No, non li conosco.

No perchè loro non parlano una parola di cinese.

Rimango allibita per la 40esima volta oramai. Ma come??E io che devo fare?

SPiegagli quello che abbiamo detto e bada che non si perdano.

Ed eccomi lì, balia di una coppia di 50enni polacchi folli che si sono messi in un tour di cinesi senza capirci una mazza. Sorrido, mi sorridono. Scambiamo quattro chiacchiere, più che altro ce le scambia Marco perchè io sono in preda a dubb esistenziali quali:

LE TOMBE MING?????
e cose del genere.

In più siamo ben consci del fatto che la scalate deve essere veloce e diretta,senz indecisioni e ripensamenti.

Cominciamo dunque a inerpicarci su scale, pendii, a farci largo tra la folla di cinesi, donne vecchi e bambini, affaticati su scalini di mezzo metro, aggrappati ai corrimano, seduti a terra a intralciare il traffico. Ogni tanto mi giro ed ecoli là, i polacchi, felici, sorridenti, inebetiti, ottimisti.
Poi li perdo di vista. Forse sono avanti, forse dietro (in fondo hanno una certa età).
Alla fine arriviamo al capolinea. Le colline aride, la Grande Muraglia che si estende ancora a perdita d'occhio. il paesaggio "brullo", come nella descrizione della Lonely planet.
Qualche foto e poi si torna indietro, per non perdere il bus.

La discesa è più pericolosa della salita, bisogna stare molto attenti.
- chissà quanti cinesi ci sarannomorti qui..-
- per costruirla? innumerevoli...-
- no, per scalarla!-

in effetti non è una passeggiata. E quello che stupisce è la lena con cui certi vecchi ci si arrampicavano su, e l'incoscienza con cui certi genitori ci trascinavano i bambini in lacrime.

Chissà, forse è un rito di passaggio.

Arrivati all'uscita seguiamo un cinese che era nel pullman con noi all'andata, il tizio accelera il passo finchè quasi non scompare tra la folla. Mancano 3 minuti alla partenza, praticamente sembra una maratona. Mi giro e Marco non cè, ma non importa: ormai sono presa dalla folle corsa contro il tempo.
Alla fine giungo al bus, che riconosco solo grazie alle due guide isteriche che si sbracciano
- e i due polacchi?
mi fanno. Ma io non ne so nulla.
marco mi raggiunge, il bus parte e dopo pochi metri vediamo i polacchi all'orizzonte.
Sempre sorridenti, sempre allegri.

Prossima tappa: pranzo.

4 commenti:

Unknown ha detto...

sei la mia scrittrice comica preferita

martina ha detto...

perchè abbiamo lo stesso senzo dell'ironia. maledetto!

Unknown ha detto...

... ti ricordo una delle questioni ancora aperte: magnula zai nar?

Volso ha detto...

io comunque vorrei sottolineare il "marco non c'è, ma non importa".

tra questa frase e il "mi raggiunge" c'è un mondo non detto.