lunedì 20 ottobre 2008

Il battesimo della casa

ovvero come non fare una mazza, ma farlo con stile

Ebbene sì, lo ammetto, sono una sfaticata.
Sono una sfaticata pigra e anche un pò paracula.
Ma che ci posso fare? A me non fare un benemerito piace parecchio.
Ed era infatti venuto il sacrosanto momento del battesimo della casa, che ancora non sentivo abbastanza mia. Il momento è arrivato questo weekend, periodo durante il quale i miei coinquilini avevano programmato una gita fuoriporta con obiettivo SCALATA DEL MONTE TAI (ciao ragazzi, ci vediamo poi).
Il rito si è consumato tra quest mura, in quas religioso silenzio.
Il vestito era quello adatto: maglione fino alle ginocchia, pantalone di tuta e ciabatte a forma di grossa fragola. La pettinatura anche: capelli legati a crocchia. Per non parlare degli occhiali, ovviamente ben saldi nella loro posizione.
Il tutto si è consumato tra venerdì pomeriggio e domenica notte, un tempo breve ma intenso.
In questo lasso di tempo ho preso possesso della casa, mi sono stravaccata sul divano, mi sono fatta due docce di mezzora circa ciascuna, ho fatto pipì senza scaricare, non ho lavato i piatti fino a che non ho deciso, in piena notte, che era ora di lavarli, ho sparso carte e cartacce e merendine per tutta casa. Infine ho pulito tutto: bagno cucina stanza. Ho fatto due lavatrici, ho messo apposto i vestiti. E poi giù, di nuovo caos, d nuovo pigiama. Ho cucinato alle 5 del pomeriggio melanzane e patate, ho provato le uova cinesi e UDITE UDITE le galline cinesi hanno lo stesso culo di quelle italiane.
Ho bevuto acqua, caffè, thè. Mi sono scaricata canzoni, le ho messe a tutto volume. Ho anche studiato, molto, e dormito, altrettanto.
Infine mi è tornata la voglia di un volto umano, di aria fresca, di scambiare chiacchiere.

Per un attimo mi è sembrato di stare nella mia adorata casetta di Gaeta, piccola piccola, umida umida, a misura di me e dei miei ritmi.
Ma era solo un sogno.
La vita non è a misura di me, questa casa non è mia, è ANCHE mia.
Mi sono dovuta rivestire, ho dovuto di nuovo guardarmi dentro e guardare fuori, rimboccare le maniche e assaporare una solitudine che non sa di abitudine, di privacy, di pausa, ma che sa di verità, ostacolo, lotta.

E' finita la pacchia, si torna sulla terra.

2 commenti:

Unknown ha detto...

buon sangue non mente

noema ha detto...

aggiornaaa